Pochi sanno che nei censimenti industriali che si sono succeduti in Italia dal 1911 ad oggi, i valori medi del Veneto hanno per lungo tempo coinciso con quelli italiani, quasi a significare che la regione era terra di confine tra l’Italia moderna, quella di Nordovest, e l’Italia del sottosviluppo. Come accadeva nello stesso Veneto, dove aree di moderna economia industriale convivevano con aree arretrate e marginali: il Veneto, insomma, come specchio del paese, contraddittorio come è ancora contraddittoria l’Italia. Ebbene, a questo Veneto contraddittorio, e spesso considerato tutto arretrato e marginale, è capitato di essere – come ci racconta questo volume – vera e propria culla di istituti di credito: che qui sono nati, si sono affinati e poi si sono diffusi nel resto del paese, contribuendo – con alterni ritmi e fortune – al suo sviluppo economico e, per certi versi, alla sua stessa crescita civile. Ripercorrerne la formazione, a partire dalle casse di risparmio – che il governo asburgico volle in Veneto prima che in Lombardia – transitando poi per le banche popolari, le casse rurali e, infine, le banche cattoliche, è un modo inedito per cogliere la complessità di una regione e il contributo che essa ha dato all’Italia unita.
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