Neon, corridoi, stanze. Si muove fra questi tre poli la mostra di Bruce Nauman al Pirelli HangarBicocca di Milano. Un viaggio in territori “scomodi”, per mettere in discussione lo spazio (e se stessi)
Entrando nello spazio di Pirelli HangarBicocca, i visitatori incontrano diversi stimoli visivi e devono decidere come muoversi attraverso “Neons Corridors Rooms”. Potrebbero essere istintivamente attratti dal bagliore cremisi e fluorescente che filtra oltre il bordo ben definito di uno stretto corridoio in cartongesso in Dream Passage with Four Corridors (1984). Oppure possono dirigersi verso il suo corrispettivo, doppio architettonico, in cui un giallo acido invece invita a entrare con cautela nello spazio. In entrambi i casi, mentre ci si muove, il pallore artificiale proiettato da Green-Light Corridor (1970) balugina ai margini del campo visivo.
In molte installazioni di Nauman, il termine passage funge da crudele eufemismo. Si entra solo per affrontare una serie di proverbiali vicoli ciechi: ostacoli, come le sedie di metallo appese al soffitto e i tavoli che impediscono i movimenti in Dream Passage with Four Corridors, e strettoie così anguste da non potersi girare o tornare indietro. Bisogna continuare ad avanzare per riuscire a passare: azione che genera un palpabile senso di timore e ansia. Rifuggendo le atmosfere caratteristiche delle ampie aperture, i corridoi di Nauman comprimono gradualmente sia il corpo del visitatore sia il suo senso del tempo, grazie a strutture disorientanti e a visuali offuscate. Aggirarsi tra stanze e corridoi di dimensioni e orientamenti diversi, uno dopo l’altro, riporta la scala imponente dello spazio espositivo di Pirelli HangarBicocca a quella umana. Ed evoca la vita su una scala ancora più piccola, trasformandoci tutti in topi all’interno di un labirinto o in creature che si muovono nell’oscurità – temi a cui fanno direttamente riferimento le sette proiezioni video che costituiscono Mapping the Studio II with color shift, flip, flop, & flip/flop (Fat Chance John Cage) (2001), opera che documenta le attività notturne dello studio di Nauman in New Mexico nel corso di alcune settimane, e che a Milano appaiono come un video di sorveglianza in diretta.
I neon, i corridoi e le stanze di Nauman danno vita a un gioco costante di visibilità ed esposizione, utilizzando la luce e lo spazio (o limitando, calibrando e controllando entrambi) non come strumenti estetici, ma come inneschi emotivi che mettono alla prova e condizionano le nostre risposte all’ambiente e agli altri. Nauman ha sperimentato con rigore queste complicate questioni concettuali usando materiali tra i più elementari, per lo più a portata di mano, che si uniscono a formare un singolare corpus di opere che continua a rivelare nuove verità a ogni incontro, anche dopo mezzo secolo di prolifica produzione artistica ed espositiva. Il Nauman che abbiamo conosciuto continua a essere l’artista che veneriamo e da cui ci sentiamo intimiditi in egual misura.
La correlazione tra visibilità ed esposizione è registrata più distintamente e profondamente attraverso l’utilizzo da parte di Nauman delle qualità funzionali di strutture architettoniche di base che regolano il movimento dei corpi in un tempo e in uno spazio reali. Mentre ciascuno dei corridoi e delle stanze di Nauman è costruito secondo le specifiche degli ambienti in cui è stato inizialmente esposto, presentati qui insieme nella vastità di Pirelli HangarBicocca essi costruiscono una relazione correlativa tra le modalità di emancipazione e liberazione e l’opposto di questi concetti – i meccanismi di controllo, disciplina e manipolazione – ovvero la dialettica al centro di tutte le imprese umanistiche. Operando tra il corporeo e il cognitivo, i corridoi e le stanze di Nauman restituiscono i vari modi in cui si può essere dentro e fuori, vicino e lontano, qui e altrove. Stabilendo una serie di disgiunzioni spazio-temporali, Nauman costringe i visitatori a mettere in discussione o persino ad abbandonare le risposte abituali e a fare invece delle scelte, a considerare questioni come la causalità e momenti emotivi, e a entrare nell’ambito dell’etica. O, per lo meno, ci chiede di prestare attenzione, un’istanza avanzata con enfasi attraverso i neon, i corridoi e le stanze. La sua cortese esortazione si è persino trasformata in una vera e propria richiesta: in particolare, nella litografia del 1973 Pay Attention, in cui egli scandisce lamentosamente il comando, scritto al contrario, in quattro righe cadenzate: «Pay Attention Motherfuckers» [Attenzione, figli di puttana]. Nel 2022, la resistenza è ormai inutile.
Seguiamo la direttiva di Nauman prima di essere consapevoli di farlo: l’atto fisico di mettere a fuoco la sua opera avviene spesso ben dopo aver percepito il percorso necessario per attraversarla. Il cervello deve allinearsi con ciò che il corpo intuisce: la vista non è l’unica forma di raccolta dati. Realizzati espressamente per essere esposti, i corridoi di Nauman generano una tautologia imprescindibile che si fonda sulla loro qualità essenziale di essere accessibili e pubblici.
Gloria Sutton
Tratto dal catalogo della mostra Bruce Nauman. Neons Corridors Rooms, Marsilio Arte, Venezia 2022
BIO
Gloria Sutton è Associate Professor of Contemporary Art History and New Media e Faculty Affiliate in Women’s, Gender, and Sexuality Studies alla Northeastern University di Boston. Ha contribuito a numerose pubblicazioni, alcune delle quali legate a eventi espositivi internazionali quali Bruce Nauman: A Contemporary, Schaulager, 2018.
INFO
Bruce Nauman. Neons Corridors Rooms
fino al 26 febbraio 2023
PIRELLI HANGARBICOCCA
Via Chiese 2, Milano
www.pirellihangarbicocca.org
Foto cover: Bruce Nauman, Left or Standing, Standing or Left Standing, 1971/1999. Private collection, Collection of Dia Art Foundation, Partial gift, Lannan Foundation, 2013 © 2022 Bruce Nauman / SIAE. Courtesy Sperone Westwater, New York
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