Questo volume prova a riscrivere la storia della basilica marciana partendo dallo studio dei materiali con cui fu realizzata. L’incipit è l’elaborazione a fini storiografici di una straordinaria serie d’informazioni raccolte all’inizio degli anni novanta del XX secolo, quando si decise di prelevare parecchi campioni dalle membrature della chiesa per accertarne la sua stabilità. Non era mai accaduto prima di poter “osservare” la fabbrica dall’interno; non si era mai potuto ragionare su dati così importanti per la lettura dell’impianto architettonico. Da qui è stato possibile trarre conclusioni particolarmente interessanti e suscettibili di ulteriori sviluppi. Diversamente da quel che generalmente si è sostenuto, seppur con importanti eccezioni, oggi si può dire che la basilica di San Marco conserva quasi intatto l’impianto architettonico voluto dai Particiaci nel IX secolo. Non fu affatto demolita e ricostruita dall’intervento del Contarini, realizzato tra il 1063 e il 1072. Questo si sovrappose e integrò profondamente l’impianto precedente, ma non lo cancellò. Anche se fu capace di celarne la vera identità sotto un’immagine medievale. Tutto sommato, a ben guardare, aveva già intuito tutto Sansovino quando scriveva: “Ora l’Architettura di questo Tempio
[la basilica di San Marco], famoso, non tanto per grandezza e larghezza, come sono molti altri in Italia, quanto mirabile per ricchezza, è di maniera greca: e la pianta fu ordinata da ottimo maestro: ma la facciata mostra, non corrispondendo punto alla pianta, d’esser fatta da un’altra mano meno intendente. Questa dalla parte di fuori rappresenta con tanti tabernacoli, e con tanti nicchi lavorati a fogliami con estrema diligenza, una compositura tedesca, si come sono medesimamente tutte le fabbriche cominciate in quei tempi”.
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