Parole

da MArte

A Torino va in mostra Thomas Bayrle, l’artista che ha guardato in faccia il consumismo

di Redazione

Produzione in serie, economia, dinamiche di potere: sono alcuni dei temi affrontati da Thomas Bayrle a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. La Pinacoteca Agnelli di Torino schiude le porte ai suoi lavori con una mostra che riunisce oltre novanta opere. Ne abbiamo parlato con Sarah Cosulich, direttrice dell’istituzione piemontese e curatrice della rassegna insieme a Saim Demircan

Condividi su

Spazia dal collage al video alla scultura la produzione artistica di Thomas Bayrle. Nato a Berlino nel 1937, Bayrle ha saputo cogliere le peculiarità del consumismo durante il boom economico del secondo Novecento, traducendole in opere ancora attuali. La mostra Form Form SuperForm alla Pinacoteca Agnelli di Torino fa il punto sulla sua storia creativa, evidenziando il legame tra Bayrle e l’ex stabilimento della FIAT che oggi ospita la Pinacoteca. Potete leggere i dettagli nell’intervista alla curatrice Sarah Cosulich.

Fin dagli anni Sessanta del secolo scorso, in pieno boom economico, Thomas Bayrle ha posto al centro della sua ricerca artistica le dinamiche del lavoro, della produzione industriale e del consumo. Quali aspetti ha fatto emergere? E come li ha tradotti nelle sue opere?
Dagli esordi della sua carriera Thomas Bayrle ha osservato i processi di trasformazione della società evidenziando il rapporto di interdipendenza tra azione individuale e collettività. Il consumismo, la produzione in serie, il lavoro, il potere e l’economia sono sempre state fonti d’ispirazione fondamentali per la sua pratica artistica, che lo hanno portato a immaginare un universo di processi interconnessi che risuona ancora oggi nella società globalizzata, post-digitale e inondata di informazioni del nostro presente.
Affascinato dall’estetica delle merci e dei beni di consumo prodotti in serie che circolavano largamente nelle società occidentali del periodo postbellico, Bayrle ha cominciato a reinterpretarli attraverso una vasta gamma di mezzi espressivi ‒ dalla stampa alla pittura, dalla scultura al film, mettendo al centro del suo lavoro la produzione di massa e portando alla luce le ideologie in essa implicite. Influenzato dalle sue prime esperienze lavorative come tessitore industriale, Bayrle ha guardato alla società come a un intreccio di fili, dove trama e ordito formano un tessuto sulla base di un principio di ripetizione. Nelle sue immagini caleidoscopiche, l’unità individuale – proprio come quella di un atomo, una particella o una cellula – viene costantemente ripetuta fino a formare la composizione finale. Per l’artista, infatti, la ripetizione è alla base della profonda interdipendenza tra individuo e collettività nella nostra società, ed è presente anche nei meccanismi che animano il lavoro, la finanza, lo spostamento di persone e merci, il tempo libero e persino la spiritualità.

Le tecniche usate da Bayrle sono molteplici. Ce le descrive?
Bayrle è stato un artista che ha sempre sperimentato tecniche e media diversi, seguendo con grande libertà e curiosità le possibilità tecnologiche e legate ai materiali che si sono presentate negli anni: collage fotografici, manipolazione di immagini analogiche attraverso l’uso del latex, wallpapers o stampa su materiali plastici. Nei primi anni Sessanta ha realizzato le sue painting machines, macchine cinetiche in legno realizzate con motori elettrici costruiti a mano che mettevano in moto le immagini.  Bayrle ha usato ampiamente tecniche di stampa come la serigrafia o la litografia, che gli hanno permesso di portare l’idea di serialità e ripetizione anche nel processo di creazione dell’opera. Il collage, utilizzato in passato a partire dai suoi disegni o da immagini analogiche, è tuttora un elemento centrale nella sua estetica ed è sviluppato digitalmente nelle sue opere più recenti. Bayrle ha realizzato video a partire dal collage di centinaia di frame, ha creato sculture con moduli di cartone stampato, ha riprodotto pattern d’immagini su impermeabili indossabili dagli spettatori, ha distorto immagini attraverso tecniche manuali. La partecipazione dei suoi assistenti e studenti è sempre stata elemento costante e fondamentale: collaborazione e ripetizione ritornano sia nel processo creativo che nel messaggio dell’opera.

Il legame tra l’opera di Bayrle è l’ex fabbrica FIAT del Lingotto che accoglie la mostra è un elemento importante nella vicenda dell’artista. Perché?
In movimento sulla strada o sotto forma di componenti sulla catena di montaggio della fabbrica, le auto appaiono costantemente nel lavoro di Bayrle. Fin da quando lo visitò per la prima volta negli anni Settanta, l’artista è sempre stato affascinato dalla FIAT e dal Lingotto, il pionieristico ex stabilimento della FIAT che ora ospita la Pinacoteca Agnelli. Quanto fu progettato nel 1915, l’edificio rappresentava un simbolo di modernità per la sua architettura innovativa che univa la funzionalità all’utopia. Al suo interno, la catena di montaggio operava sia in orizzontale sia in verticale, dal piano inferiore a quello superiore, trasportando le automobili assemblate fino alla futuristica pista di collaudo sul tetto della fabbrica. Dalla pista i veicoli venivano guidati giù lungo le rampe elicoidali poste ai lati dell’edificio, movimento circolare che rappresentava un’elica di progresso e un salto nel futuro. La rivoluzionaria architettura autosufficiente, il rumore delle macchine, il battito regolare del ritmo della catena di montaggio, il movimento circolare infinito delle auto sulla pista sul tetto hanno permeato il lavoro di Bayrle così come hanno definito la storia del Lingotto. Nello sguardo dell’artista, la modernità della fabbrica di automobili FIAT riecheggia con la costruzione di icone e desideri nella società del consumo ma anche con le dinamiche produttive che dal dopoguerra hanno dato forma al mondo di oggi.

In cosa consiste l’installazione ideata da Bayrle per la Pista 500?
In dialogo con la mostra Form Form SuperForm negli spazi interni della Pinacoteca Agnelli, Bayrle ha realizzato sulla Pista 500 una nuova scultura intitolata Flamingo, una strada che intreccia la strada della pista sul tetto del Lingotto, un circuito dove un tempo venivano testate le automobili prima di essere immesse nel mercato. Sottolineando l’interconnettività tra flussi di persone, merci e prodotti che circolano nel nostro presente, l’opera richiama in particolare i circuiti delle merci e i nastri trasportatori della linea di assemblaggio dell’ex stabilimento FIAT in cui si trova. Per anni questa fabbrica, esempio d’avanguardia, ha prodotto in serie le automobili, nuove icone contemporanee divenute espressioni di un inedito desiderio di massa. Inoltre le strade, che innervano il tessuto urbano e danno forma al paesaggio, fungono a loro volta da nastri trasportatori di merci e persone, diventando anche metafore del corpo e dei suoi vasi sanguigni, delle connessioni neurali e del pensiero computazionale. In un loop infinito, Flamingo rappresenta una montagna russa di ambizione, produzione e progresso inarrestabile, che racconta il modo in cui il capitalismo dà forma alle città.

Il titolo della mostra, Form Form SuperForm, richiama alla mente le “superforme” create da Bayrle. Di cosa si tratta?
“Superforme” è un termine coniato da Bayrle per riferirsi a complessi pattern che l’artista realizza a partire dalla ripetizione di unità, di persone, prodotti o meccanismi e con cui negli anni Sessanta ha anticipato l’estetica dei pixel che oggi caratterizzano le immagini digitali. Interessato ai meccanismi che regolavano la sovrapproduzione di merci e prodotti, Bayrle concepisce le “superforme” come strumento per parlare dei milioni di prodotti ‒ automobili, detersivi, abiti, elettrodomestici ‒ che circolavano sul mercato dal boom economico e nei due decenni successivi. Attraverso di esse, l’artista ha messo in relazione la religione con il consumismo, la fabbrica fordista con le chiese gotiche, il capitalismo con Mao Tse Tung, i processi del corpo umano con i pistoni dei motori, le autostrade con i flussi finanziari. Il titolo Form Form SuperForm nasce da qui e, ripetendo le parole che si accumulano progressivamente, richiama i ritmi cadenzati dell’officina e della catena di montaggio, per diventare la colonna sonora del lavoro di Bayrle.

BIO
Sarah Cosulich (Trieste, 1974) è la direttrice di Pinacoteca Agnelli a Torino per il nuovo corso dell’istituzione che ha inaugurato lo scorso 27 maggio 2022. Attualmente è anche curatrice del progetto Mutina for Art a Modena/Milano.
Dal 2018 al 2020 Cosulich è stata direttrice artistica della Quadriennale di Roma e ha co-curato l’esposizione Quadriennale d’Arte 2020 FUORI. Dal 2012 al 2017 Cosulich ha diretto la fiera internazionale Artissima a Torino e successivamente ha collaborato come consulente per lo sviluppo di Manifesta 12 a Palermo.
Tra il 2004 e il 2008 è stata curatrice del Centro d’Arte Contemporanea di Villa Manin dopo aver lavorato come assistente curatrice di Francesco Bonami alla Biennale di Venezia del 2003. Sarah Cosulich si è formata a Washington D.C, Berlino e Londra.
Tra i suoi incarichi, progetti espositivi per gallerie e collezioni private, contributi su pubblicazioni e riviste e docenze presso istituti universitari in Italia e all’estero.

INFO
Thomas Bayrle. Form Form SuperForm
fino al 2 aprile 2024
PINACOTECA AGNELLI
Lingotto, Via Nizza 230/103, Torino
https://www.pinacoteca-agnelli.it/

Foto cover: Thomas Bayrle. Form Form SuperForm, allestimento della mostra alla Pinacoteca Agnelli, Torino 2023. Image courtesy Pinacoteca Agnelli, Torino. Photo credit Sebastiano Pellion di Persano

 

Articoli correlati

Iscriviti, la nostra newsletter ti aspetta!

Iscriviti subito per rimanere aggiornato su mostre, eventi, artisti, libri.

Registrandoti confermi di accettare la nostra privacy policy.