Editoriale

da MArte

L’eccellenza artigiana in scena a Venezia. Gli ideatori di Homo Faber ci portano dietro le quinte

di Alberto Cavalli

La mostra sul saper fare raccontata per C’è vita su MArte da Alberto Cavalli, che ne è il curatore, e da Franco Cologni, presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e cofondatore della Michelangelo Foundation

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Quando, nel 2016, Johann Rupert e Franco Cologni hanno costituito la Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, avevano uno scopo preciso: aiutare i migliori artigiani d’Europa, spesso poco visibili e scarsamente considerati, ad affrontare le sfide della contemporaneità, diventando i nuovi protagonisti di un modo più umano di lavorare, di produrre, di vendere: in una parola, di vivere. La prima edizione di Homo Faber, nel 2018, è stata il trampolino di lancio per questo nuovo movimento culturale internazionale, che Franco Cologni aveva già auspicato e avviato con la sua Fondazione italiana sin dal 1995: un movimento che pone il talento umano, in tutte le sue espressioni, al centro di ogni considerazione su un futuro più sostenibile. Dove per “sostenibile” non si intende soltanto rispettoso dell’ambiente, ma anche di tutto ciò che rende straordinaria la vita: i sogni, la creatività, la bellezza.

La seconda edizione di Homo Faber, che sarà aperta fino al 1° maggio 2022 presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, porta il dialogo su un piano ancora più suggestivo e prestigioso: il Giappone, ospite d’onore della manifestazione, suggerisce infatti che i più abili maestri d’arte siano dei veri e propri “tesori viventi”. Presenze preziose per la cultura, per la memoria, per l’identità dei luoghi e delle persone: capitali umani di talento e di visione, che vanno considerati e celebrati come dei beni culturali antropologici (per riprendere una formula del nostro Ministero della Cultura).

Le quindici mostre che compongono la nuova edizione di questo evento unico al mondo sono curate da un team di esperti che annovera nomi leggendari quali Bob Wilson, Naoto Fukasawa, Judith Clark, David Caméo, Stefano Boeri, Michele De Lucchi, Jean Blanchaert, Tapiwa Matsinde, Simon Kidston, Sebastian Herkner… Proprio in questa idea di curatela, e di cura, sta uno dei segreti di questa manifestazione, che quest’anno si allarga a tutta la città di Venezia con i percorsi di Homo Faber in Città: perché fare le cose con cura, scegliere, accorgersi delle differenze e valorizzarle sono passi fondamentali per aumentare la percezione, e dunque il valore, della bellezza.

Una bellezza creata da coloro che ogni giorno, con abnegazione e talento, con passione e competenza, celebrano il rito del ben fatto, perseguono un sogno realizzato a mano, immaginano un futuro in cui le mani dell’uomo sapranno sempre interpretare i nostri desideri meglio di qualunque macchina. E tradurli in oggetti significativi, che lasceranno un segno. Uomini e donne artefici del proprio destino grazie alla competenza, all’amore e all’autenticità della loro vocazione, che permette loro di vincere anche le sfide più impegnative. I loro esempi, distillati lungo le mostre di Homo Faber, sono il miglior commento alla meraviglia che Venezia offre a ogni visitatore non distratto: anche l’apparente fragilità può trasformarsi in forza, in resistenza e in resilienza, quando sappiamo prendercene cura.

Alberto Cavalli

BIO
Alberto Cavalli è direttore generale della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte di Milano. Giornalista, collabora stabilmente con numerose riviste. Dal 2007 in Fondazione Cologni, progetta e segue una serie di iniziative legate al mondo dei mestieri d’arte d’eccellenza. Su questo tema pubblica numerosi articoli e volumi. Dal 2014 è docente di Mestieri d’arte e bellezza italiana presso il Politecnico di Milano. Nel 2016 diventa executive director della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship.

Foto cover: Tracing Venice De Castelli Artisan © Mauro Tittoto

La massima espressione della bellezza e dello splendore, ovvero Venezia e le sue terre, e la più alta rivelazione del talento umano, ovvero la maestria artigiana, si incontrano in un luogo magnifico: la Fondazione Giorgio Cini, in occasione della seconda edizione di Homo Faber: Crafting a more human future. Una mostra-evento che celebra il lavoro, e la felicità che deriva dal poter trasformare ogni giorno la materia in forme nuove e straordinarie. Un lavoro inteso dunque non solo come labor, ovvero fatica e impegno: questi elementi sono certo presenti nella vita di un maestro d’arte, ma non ne esauriscono il significato.
Il lavoro che Homo Faber presenta e promuove è più opus, un’operazione necessaria, adamantina, lontana dalla cieca fatica d’insetto che proprio John Ruskin (tra i primi fautori dell’universalità di quanto Venezia rappresenta) stigmatizzava come disumanizzante, quando applicata alle azioni umane. Un lavoro che si nutre di abilità e di poesia, insomma, e che i curatori chiamati a ideare le quindici mostre di cui si compone l’evento hanno saputo cogliere e valorizzare come veri artigiani del gusto, del gesto, delle forme, andando a raccontare una bellezza fatta a mano che scivola verso il futuro e che evoca un passato mai davvero scomparso.
La presenza dei Tesori Nazionali Viventi giapponesi è una chiave di lettura efficace per comprendere il valore dei mestieri d’arte nel mondo contemporaneo: nella loro apparente semplicità, infatti, gli oggetti creati da questi detentori di un patrimonio immateriale di saper fare e di talento propongono un efficace antidoto alla banalità e all’omologazione che rendono opaco il nostro presente, facendoci riscoprire la felicità del fare nella vita di tutti i giorni. La fredda distanza che moltiplica lo spazio tra noi stessi e gli oggetti che ci circondano, di cui in molti casi non conosciamo nulla se non una funzione, prospera oggi più che mai a causa della nostra pericolosa incapacità di contemplare e accogliere la bellezza. Lasciarsi stupire dalla bellezza significa permettere al talento, alla creatività e alla maestria di rinascere ogni giorno, come Homo Faber invita a fare. Per costruire, come auspica il mecenate Johann Rupert, fondatore insieme a me della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, un futuro più umano: un futuro fatto ad arte, con cura e passione.
La Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, la Japan Foundation, la Fondazione Giorgio Cini, la Fondation Bettencourt Schueller, Marislio Arte e gli altri partner che la Michelangelo Foundation ha coinvolto in Homo Faber investono e si impegnano perché questi valori, che ci incantano e ci ispirano, possano sempre rappresentare non solo un simbolo dello splendore passato, ma anche la direzione più saggia (e forse più sostenibile) per uno straordinario futuro.

Franco Cologni

BIO
Franco Cologni è Presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte da lui creata nel 1995 con lo scopo di salvaguardare e promuovere il patrimonio dell’artigianato artistico di eccellenza. È stato Presidente della Fondazione Internazionale dell’Alta Orologeria, con sede a Ginevra, dove oggi ricopre la carica di Presidente del Comitato Culturale. Ha fondato a Milano la Creative Academy, scuola internazionale di design e creative management del Gruppo Richemont.

INFO
Homo Faber
fino al 1° maggio 2022
ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE, Venezia
https://www.homofaber.com

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