Pierluigi Panza, autore del volume pubblicato da Marsilio Arte e intitolato “La Scala. Architettura e città”, ripercorre insieme a noi la vicenda della celeberrima istituzione milanese
Pur avendo alle spalle una storia secolare e alterne fortune, il Teatro alla Scala resta un emblema di Milano. A narrare il suo legame con la città e la sua veste architettonica è Pierluigi Panza, autore del libro targato Marsilio Arte. Gli abbiamo fatto qualche domanda.
Il Teatro alla Scala è da sempre un simbolo e una destinazione della vita culturale di Milano. Come descriverebbe, in poche righe, la storia delle sue trasformazioni?
Le trasformazioni del Teatro alla Scala seguono quelle politico-sociali e, a loro volta, si plasmano e determinano lo sviluppo urbano della città. Milano si riflette nella Scala e la Scala in Milano. L’episodio più evidente di questa relazione è la nascita, a metà Ottocento, di piazza della Scala per dare un adeguato spazio antistante al teatro e per far sì che i due poli del centro laico della città ‒ costituiti dal palazzo del Comune e dal teatro ‒ si affacciassero uno di fronte all’altro. Anche la scelta di ricostruire la Scala come primo edificio pubblico distrutto dai bombardamenti nel 1943 testimonia questo legame.
Il volume pubblicato da Marsilio Arte offre una “rivisitazione storico-morfologica della Scala”, come l’ha definita Mario Botta nell’introduzione. Che cosa l’ha ispirata a compiere questa impresa editoriale e come ha costruito la narrazione che la caratterizza?
Riassumo nella mia figura almeno due caratteristiche necessarie per realizzare questo volume: dal punto di vista accademico sono uno storico dell’architettura e per il Corriere della Sera seguo da trent’anni anche le attività del Teatro alla Scala. Dunque, quando si è avanzata l’opportunità di scrivere una storia della Scala a conclusione dei lavori condotti da Mario Botta, del quale sono anche amico, ero persona indicata e ho svolto il compito. Ho cercato, secondo le mie convinzioni, di scrivere una storia dell’architettura come correlazione e conseguenza della storia culturale e sociale, come credo che l’architettura sia sempre interpretabile e debba essere affrontata. In questo caso ho tenuto particolarmente conto che il testo fosse narrativo e non tecnico: l’architettura va raccontata come fatto culturale non in maniera autoreferenziale.
Quale ruolo gioca il Teatro alla Scala, dal punto di vista architettonico e non solo, nel panorama milanese odierno?
Dopo gli interventi che si sono susseguiti dal 2002, la Scala costituisce una risposta alle necessità di trasformazione richieste dalla società e dallo sviluppo tecnologico orientata al rispetto per la storia della città europea. Il teatro nasce su un’area religiosa sviluppata in età medioevale, conferisce il nuovo volto neoclassico della Milano teresiana, reca le tracce dei cambiamenti politici ottocenteschi che portano alla nascita dello Stato unitario quindi i travagli del “Secolo breve” fino alla postmodernità. Al contrario di altre aree del mondo nelle quali il globalismo finanziario opera, più facilmente, per demolizioni e sostituzioni, qui si tiene tutto. La città europea è un territorio della memoria e anche il teatro ha cercato di essere – non sempre riuscendoci nella sua storia – un palinsesto di stratificazioni successive. Noi parliamo spesso del teatro del Piermarini, ma dopo Giuseppe Piermarini sono stati molti gli architetti che hanno dato forma al teatro e voglio ricordarne, almeno, altri tre: Alessandro Sanquirico, Luigi Lorenzo Secchi e, appunto, Mario Botta.
Come immagina il futuro del Teatro alla Scala?
Il futuro è già partito. La sovrintendenza di Dominique Meyer ha colto le sollecitazioni che, di nuovo, venivano dalla società globale come quella della ecosostenibilità, della inclusività, della trasformazione digitale e della trasmissione in streaming. Nel Terzo millennio l’architettura non si confronta più solo con lo spazio fisico, ma anche con le componenti immateriali. Sarà questa la prospettiva che dovranno seguire anche i nuovi laboratori della Scala che si dovranno costruire nell’ex zona industriale di Rubattino. Questo sarà l’intervento del prossimo futuro che riguarderà il teatro.
Intervista a cura di Arianna Testino
BIO
Pierluigi Panza, scrittore, giornalista e critico d’arte e d’architettura, scrive per il Corriere della Sera e insegna al Politecnico di Milano. Ha all’attivo molte pubblicazioni di storia dell’arte, è membro delle principali accademie italiane e vincitore di numerosi riconoscimenti.
Didascalie immagini:
Piazza della Scala vista dal loggiato del teatro, 2018. Si vedono le quattro aiuole attorno al monumento a Leonardo da Vinci e la pedonalizzazione parziale dell’area progettate nel 1992 da Paolo Portoghesi. Photo di Francesco Maria Colombo. Credito: Archivio Fotografico del Teatro alla Scala, Milano
Giuseppe Piermarini, prospetto del Teatro alla Scala, 1778, china, bistro, sanguigna, 445 x 620 mm, Comune di Foligno – Biblioteca comunale “Dante Alighieri”, Fondo Disegni Giuseppe Piermarini, 16. È il prospetto definitivo con il bassorilievo del Carro di Apollo nel timpano che era mancante nel disegno di contratto e fu fatto inserire dal Collegio dei nobili. Credito fotografico: Comune di Foligno – Biblioteca comunale “Dante Alighieri”
L’interno della Scala sventrato, 1943, Milano, Archivio del Museo Teatrale alla Scala, fot b 1948. Le incursioni dell’8, 15 e 16 agosto 1943 provocarono la distruzione del tetto e il crollo della volta e della sala del teatro. Credito fotografico: Archivio del Museo Teatrale alla Scala, Milano
Piazza della Scala completamente deserta durante il lockdown a causa della pandemia da Covid-19. Sul fondo una gru testimonia l’allestimento del cantiere per realizzare la nuova torre su via Verdi. Photo Giovanni Hänninen. Credito: Archivio Fotografico del Teatro alla Scala, Milano
La Scala al termine dell’intervento di rifacimento del 2002-2004. Il teatro conta oggi 2015 posti, nel Settecento ospitava fino a 3000 o più spettatori. Togliendo linoleum e moquette, nel palco dell’arciduca (palchi 1 e 2 del secondo ordine di sinistra) è stato riscoperto l’azzurro come ai tempi del rifacimento di Alessandro Sanquirico nel 1830. Dalla riapertura del 7 dicembre 2004, ogni poltrona è stata dotata di un libretto-display per seguire il testo dell’opera. Credito: Archivio Fotografico del Teatro alla Scala, Milano [cover photo]
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