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Beware of Yourself: l’intervista a Maurizio Cattelan sul suo nuovo libro

di Redazione

Quasi quarant’anni di conversazioni, interviste e scritti: è il terreno nel quale affonda le radici “Beware of Yourself”, il nuovo volume edito da Pirelli HangarBicocca e Marsilio Arte. Le parole appartengono a Maurizio Cattelan, che abbiamo intervistato

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Memoria, insicurezza, fallimento e sconsideratezza: sono solo alcuni dei concetti emersi durante la nostra conversazione con Maurizio Cattelan, protagonista di Beware of Yourself, il libro a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí con Tatiana Palenzona, edito da Pirelli HangarBicocca e Marsilio Arte, realizzato in collaborazione con il Maurizio Cattelan’s Archive e presentato alla stampa il 14 ottobre 2025 a Milano.
Non ascrivibile a una categoria editoriale specifica, il volume si muove lungo il confine tra catalogo ragionato, autobiografia, diario personale e monografia, racchiudendo le riflessioni di Cattelan sulla propria storia, dagli esordi alla fine degli anni Ottanta sino all’epoca odierna. Una sorta di “mappatura mentale” in cui le parole si alternano alle immagini delle opere, delle mostre, dei progetti che hanno costellato la carriera dell’artista. Dopo la personale Breath Ghosts Blind, allestita negli spazi di Pirelli HangarBicocca tra il 2021 e il 2022, e il relativo catalogo, e dopo Index (2022) – una raccolta anastatica di tutte le interviste condotte da Cattelan nell’arco di due decenni ‒, Pirelli HangarBicocca e Marsilio Arte hanno acceso nuovamente la luce sul lavoro di un artista che non smette di interrogarsi su se stesso.

Il libro, come sottolineato da Roberta Tenconi durante la presentazione, è stato un’opportunità per mettere ordine fra le tue parole, ma anche per conservare il caos. Tu dicevi che ti è stato utile per riempire dei vuoti rispetto a ciò che non ricordi. Ti ha aiutato a capire qualcosa in più del tuo lavoro o magari ha fatto emergere altro che non hai proprio voglia di ricordare?
Entrambe le cose, ma adesso a rivederlo mi sorprende molto perché mi chiedo da dove è venuto fuori tutto questo. La mia paura – o, più che paura, qualcosa che probabilmente la mia famiglia mi ha instillato ‒ è una grande insicurezza. Il desiderio di dover dimostrare che non sono quello che mi hanno fatto credere è la cosa che non riuscirò mai a risolvere e il libro lo dimostra. L’insicurezza non spiega il libro, ma a rivederlo appare sorprendente quanto sia stato fatto e quanta poca memoria ne abbia.

Posso chiederti perché non riesci a ricordare?
Io ho un buco di quarant’anni. Il fatto che la mia memoria sia così corta è un bene e un male. Un male per chi sta intorno e può essere un bene perché ti fa sentire più libero, anche se poi alla fine i temi sono quelli. Dovremmo cambiare l’algoritmo.

Quando hai parlato di insicurezza, mi è venuta in mente la parola fallimento, che ricorre nelle tue parole da anni. Che significato aveva per te all’inizio e quale significato ha ora?
Non è cambiato molto. Penso che il fallimento in sé sia fondamentale perché ti porta a capire delle cose. È una forma di apprendimento. È una componente di tutte le attività umane e serve a migliorare l’apprendimento, il prodotto, qualsiasi sia l’ambito. È un passaggio necessario.

Quest’idea è legata anche ai concetti di sparizione, di assenza, che molto spesso affronti nel tuo lavoro?
Si riconducono tutti alla mia infanzia e finiscono tutti nell’affetto: mancanza di affetto, eccesso di affetto. Quando manca, lo compensi con altre cose. L’assenza è probabilmente una forma di difesa rispetto a qualcosa che non ti viene dato, che non ti è stato dato. È qualcosa che hai assorbito e oggi diventa una forma preventiva di difesa contro un possibile ripetersi di quella cosa negativa.

Nel libro la parola sconsiderazione mi ha fatto pensare alla sconsideratezza, ma in nodo meno netto. È così?
Sono sconsiderato nel non valutare a fondo ciò che un’azione potrebbe provocare. Lo valuto dopo che l’azione è stata compiuta. Un’azione può essere sconsiderata, però sicuramente porta a qualcosa che io considero un risultato positivo.

Anche nel tuo fare arte?
Nel momento in cui hai realizzato un lavoro e quel lavoro è stato assorbito, ripeterlo non ti aiuterebbe a imparare qualcosa di nuovo. Duque, nel lavoro successivo, cerchi di alzare l’asticella, di metterti in una condizione di insicurezza per poter fare qualcosa di rischioso.

Tutte queste modalità sono la maniera che hai scelto per vivere e restare nel mondo dell’arte?
Si parla tanto di strategia, ma io ho sempre abbastanza improvvisato. Ho sempre messo un piede di fronte all’altro, un mattone sopra un altro. Mi muovo per unità, non per volumi. Per costruire una casa devi partire dalla base. La mia maniera di costruire questa casa è stata piuttosto tradizionale, non sono partito dal tetto o dal secondo piano. I risultati sarebbero stati interessanti, ma magari la casa non sarebbe stata in piedi. Sarebbe stata una casa un po’ più astratta.

Intervista a cura di Arianna Testino

Didascalie:

La copertina di Beware of Yourself. Pirelli HangarBicocca e Marsilio Arte, 2025

Maurizio Cattelan, Breath, 2021. Maurizio Cattelan. Breath Ghosts Blind, a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí, Pirelli HangarBicocca, Milano, 15 luglio 2021 – 20 febbraio 2022 (mostra personale). Photo Zeno Zotti

Maurizio Cattelan, Maurizio Cattelan. All, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 2011 – 2012. Photo Zeno Zotti

Maurizio Catelan ritratto da Zeno Zotti alla Monnaie de Paris durante l’allestimento della sua mostra Not Afraid of Love, 8 ottobre 2016. Photo Zeno Zotti. Pagina 225 del volume

Maurizio Cattelan, One, 2025. Maurizio Cattelan. Seasons, GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e altre sedi, 2025, installazione alla rotonda dei Mille, Bergamo. Photo Lorenzo Palmieri

Maurizio Cattelan durante il firmacopie di Beware of Yourself, Pirelli HangarBicocca, Milano 2025. Photo Lorenzo Palmieri

Il firmacopie di Beware of Yourself, Pirelli HangarBicocca, Milano 2025. Photo Lorenzo Palmieri (cover photo)

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