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da MArte

La donna del futuro? L’ha fotografata Helmut Newton

di Giovanna Calvenzi

Il Museo dell’Ara Pacis di Roma accoglie oltre duecento scatti di una leggenda della fotografia. Caustico e imprevedibile, lo sguardo di Helmut Newton era in grado di anticipare i tempi, senza paura della provocazione. La storica della fotografia Giovanna Calvenzi ne ripercorre la vicenda umana e professionale

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“Non sono un artista, sono un fotografo”. Lo dichiara in modo perentorio e orgoglioso lo stesso Helmut Newton dalle pareti del Museo dell’Ara Pacis in occasione della sua mostra romana Helmut Newton. Legacy. Sala dopo sala, decennio dopo decennio la sua categorica affermazione diventa sempre meno credibile. Newton già nelle sue immagini australiane degli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso rivela punti di vista sulla moda e sulla fotografia in generale inusuali: provoca, aggredisce, interpreta come farà del resto per tutta la sua carriera. Ma facciamo un passo indietro. Nato a Berlino nel 1920 con il nome di Helmut Neustädter, inizia giovanissimo a fotografare e lascia la Germania nazista nel 1938. Dopo diverse peripezie approda in Australia dove cambia nome, si conferma fotografo, incontra June Browne (o Brunell) che diventerà sua moglie e poi eccellente fotografa lei stessa con il nome di Alice Springs.
I sei capitoli cronologici della mostra ripercorrono l’irrequietezza creativa e abitativa di Newton che lo vede negli anni Quaranta e Cinquanta in Australia, negli anni Sessanta in Francia, negli anni Settanta negli Stati Uniti, negli anni Ottanta tra Montecarlo e Los Angeles e dagli anni Novanta da Montecarlo in giro per il mondo. A partire dal suo ritorno in Europa le più importanti riviste di moda se lo contendono. Le sue foto sono eleganti, volgari, sofisticate, violente, mai prevedibili, sempre efficaci e capaci di anticipare tempi e costumi. Newton teorizza la volgarità e il divertimento e aggiunge: “Il buon gusto è l’antimoda, l’antifoto, l’antidonna, l’antierotismo”. Negli anni Settanta è fra i fotografi più pagati e ricercati al mondo e realizza immagini di moda, di nudo e ritratti destinati a entrare nella storia della fotografia. Con disincanto e lucidità Newton racconta i protagonisti del jet set, ritrae gli uomini e le donne che contano, veste e sveste le modelle più belle del momento. Provoca, e non si cura delle reazioni alle sue provocazioni. Il tempo ha stemperato i giudizi contrastanti che hanno accompagnato per decenni il suo lavoro. Oggi, di fronte alla magnifica potenza delle sue foto di moda, di nudo o ai suoi ritratti, nessuno si chiede più se le sue donne siano vittime o protagoniste consapevoli dell’immagine. Anzi, quando nel 1982 Newton aveva pubblicato 47 Nudes Karl Lagerfeld si era domandato come sarebbe stata la donna del futuro e aveva concluso che “forse la risposta c’è già nelle fotografie di Newton”. E forse è proprio così che va letta questa “eredità” che la mostra di Roma ci regala: una straordinaria testimonianza di quello che la donna sarebbe diventata realizzata da un fotografo che, nonostante le sue affermazioni, è certamente un vero artista.

Giovanna Calvenzi

Helmut Newton, Vogue Italia. Como, 1996 © Helmut Newton Foundation

BIO
Giovanna Calvenzi dal 1985 al 2019 è stata photo editor nella redazione di diversi periodici italiani. Nel 1998 è stata direttore artistico dei Rencontres Internationales de la Photographie di Arles, nel 2002 “guest curator” di Photo España a Madrid e nel 2014 delegato artistico del Mois de la Photo a Parigi. Ha insegnato storia della fotografia e photo editing a Milano e a Bologna e svolge un’intensa attività di studio sulla fotografia contemporanea. Dal 2013 si occupa dell’Archivio Gabriele Basilico e dal 2016 al 2022 è stata presidente del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo-Milano.

INFO
Helmut Newton. Legacy
fino al 10 marzo 2024
MUSEO DELL’ARA PACIS
Via di Ripetta 180, Roma
https://www.arapacis.it/

Foto cover: Helmut Newton, Il muro di Berlino, Berlino 1977 © Helmut Newton Foundation

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