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Il libro che mappa le collezioni d’arte moderna e contemporanea delle aziende italiane

di Redazione

Quale ruolo e valore hanno le raccolte artistiche delle imprese? E quali sono le ragioni alla base del loro sviluppo? Abbiamo chiesto questo e molto altro a Ilaria Bonacossa, curatrice del volume “Il segno dell’arte nelle imprese. Le collezioni corporate italiane per l’arte moderna e contemporanea”, pubblicato da Marsilio Arte

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È un patrimonio ricchissimo quello racchiuso nelle collezioni aziendali, testimoni di un mecenatismo che ha ricadute positive non solo sulla vita dell’impresa, ma anche sugli artisti coinvolti. Il libro presentato da Confindustria e curato da Ilaria Bonacossa, in collaborazione con Marianna Agliottone, Costantino D’Orazio e Marilena Pirrelli, punta lo sguardo su un nucleo di aziende presenti in Italia e sulle loro straordinarie raccolte. Abbiamo rivolto qualche domanda a Ilaria Bonacossa.

Il libro offre una mappatura delle collezioni corporate di arte moderna e contemporanea presenti in Italia. Quali sono le peculiarità che le contraddistinguono e quali gli intenti alla loro base?
Le collezioni raccontate nel volume nascono per la passione per l’arte, nella maggior parte dei casi contemporanea, del fondatore/azionista dell’azienda e solo successivamente diventano uno strumento di comunicazione o di social corporate responsability. La particolarità di questo progetto editoriale è che la letteratura sull’argomento sviluppa analisi statistiche o quantitative (quante aziende, budget, quante opere), in questo volume per la prima volta l’analisi è qualitativa. Quali sono le opere e i mezzi espressivi, dove sono allestite e quanto e quando vengono fruite dai dipendenti e dal pubblico, tutto questo viene raccontato nel volume, ed emerge un significativo legame tra le imprese, il loro territorio e la capacità dell’arte di creare comunità.

Alla luce di questa mappatura, quale ruolo ha il collezionismo nella definizione dell’identità di un’impresa?
La collezione impatta la capacità di innovare delle imprese e stimola il pensiero creativo nei dipendenti. Inoltre, grazie alla collezione, l’identità specifica di ciascuna azienda diventa più facile da raccontare e condividere. È importante però ricordare che spesso queste collezioni nascono in modo istintivo attraverso incontri e in qualche modo si sviluppano in maniera organica come se ciascuna acquisizione influenzasse quella successiva.

Quali sono le ricadute positive del collezionismo d’impresa nei confronti non soltanto della vita aziendale, ma anche del territorio in cui l’azienda opera, della collettività che abita quel territorio e degli artisti contemporanei che entrano in relazione con gli imprenditori?
Credo che questa forma di collezionismo sia importante per il mercato italiano per la sua estensione e la sua costanza. Inoltre sottolinea come gli artisti scelti dalle imprese vengano considerati dal mercato un investimento sicuro e quindi questo porti i loro prezzi a crescere. Inoltre il fatto che nelle imprese vengano altri imprenditori per riunioni e incontri di lavoro porta a una sana emulazione che aiuta questa tipologia di collezionismo a diffondersi.

 Nel suo testo contenuto all’interno del volume scrive che “emerge una propensione di matrice femminile alle commissioni site specific legate al rapporto diretto con gli artisti che anticipa l’acquisizione di opere d’arte”. Ci racconta qualcosa in più?
Alcune aziende che collezionano arte contemporanea hanno una modalità interessante, invitano gli artisti a vivere la vita dell’azienda e a sviluppare un lavoro che viene prodotto site specific e installato in un luogo specifico. Questo offre agli artisti solitamente emergenti l’occasione di lavorare in un contesto specifico e di sviluppare anche un rapporto con chi lavora in azienda e nell’insieme la scelta di operare in questo modo è per la maggior parte dei casi attivata da imprenditrici donne, il che potrebbe essere casuale o legato alla volontà di “curare” la propria collezione attivando produzioni specifiche.

Intervista a cura di Arianna Testino

BIO
Ilaria Bonacossa è la direttrice del Museo Nazionale dell’Arte Digitale di Milano, uno dei più recenti musei autonomi istituiti dal Ministero della Cultura nel 2021. Il museo, che avrà sede negli spazi liberty dell’ex Albergo Diurno del Comune di Milano, aprirà al pubblico nel 2026 in occasione delle Olimpiadi Invernali. Opera dal 2022 in sinergia e collaborazione con altre istituzioni no profit nell’indagine dell’arte digitale contemporanea attraverso mostre, conferenze ed eventi performativi. Curatrice e critica d’arte, con un corpus importante di pubblicazioni e cataloghi in diverse lingue a sostegno delle numerose mostre curate in Italia e all’estero, è stata, dal 2017 al 2021, Direttrice di Artissima, Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino e dal 2019 guida il Master accademico di secondo Livello Contemporary Art Markets a NABA (Nuova Accademia di Belle Arti, Milano). Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università Statale di Milano, ha conseguito un master in Curatorial Studies a Bard College, Center for Curatorial Studies, New York, dove ha collaborato con il Whitney Museum per la Biennale del 2002. Curatrice per nove anni alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, nel 2007 è membro della Giuria per il Leone d’Oro della 52. Biennale d’Arte di Venezia. Nel 2013 ha curato il progetto di Katrin Sigurdardottir al Padiglione Islandese alla Biennale di Venezia. Dal 2012 al 2016 è stata direttrice del Museo Civico di Arte Contemporanea, Villa Croce, Genova e curatrice delle installazioni permanenti d’arte contemporanea di Antinori Art Projects. Bonacossa è stata membro del Comitato Tecnico per le acquisizioni del museo FRAC Provence-Alpes Côte d’Azur di Marsiglia, del Comitato scientifico del PAC (Padiglione Arte Contemporanea) per il Comune di Milano, del Comitato di selezione del Premio Prince Pierre, Montecarlo oltre che direttrice per l’Italia del programma internazionale Artist Pension Trust. Dal 2016 è direttore artistico della Fondazione La Raia e dal 2021 al 2023 di Arts and Culture Liaison per Riyadh Art, progetto di Arte Pubblica diffusa a Riyadh, Arabia Saudita.

Yang Zhenzhong, Disguise, 2015, video (still), Elica China, Shengzhou, Cina

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