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da MArte

Futuro, architettura e pedagogia. A Palazzo Diedo a Venezia il public program del Padiglione Arabia Saudita alla 19. Biennale di Architettura

di Beatrice Leanza

Come affrontare le sfide del XXI secolo combinando metodologie educative e discipline progettuali? Trae spunto da questa domanda il public program del Padiglione Arabia Saudita alla 19. Biennale di Architettura di Venezia, le cui sessioni esterne saranno ospitate, fino a novembre 2025, da Palazzo Diedo – Berggruen Arts & Culture. Beatrice Leanza, curatrice della rassegna, ne descrive le origini e gli obiettivi

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La Um Slaim School e le future pedagogie dell’architettura

Intitolato BUILT/UNBUILT ‒ Relational Pedagogies and Participatory Spatial Practice, questo public program è un elemento costitutivo della partecipazione saudita alla Biennale Architettura 2025 di Venezia, che pone al centro la spinosa questione di come rimodellare approcci e metodologie educative in architettura in grado di rispondere alle sfide del XXI secolo, con un particolare interesse nell’esplorare forme di conoscenza che emergono dal contesto dell’Arabia Saudita, della regione del Golfo e dalle più ampie ramificazioni culturali che si collegano alle realtà del Sud globale.
Questo aspetto discorsivo e generativo del progetto si sostanzia in un processo di co-creazione con l’obiettivo di istituire una nuova iniziativa pedagogica a Riyadh dopo la Biennale, ovvero la Um Slaim School, che mette in primo piano un’inedita modalità di comprensione del ruolo e dello scopo dell’architettura nel mondo odierno, radicata nella creazione di comunità, nella partecipazione civica e in un approccio olistico che sostiene e si connette al dialogo transnazionale sulle esperienze generazionali nell’ambito di pedagogie guidate dalla pratica e di metodologie incentrate sulla ricerca su scala globale.
A febbraio 2025, a Riyadh, abbiamo dato il via a questo processo di co-creazione, le cui esplorazioni tematiche sono espresse e ulteriormente ampliate in una serie di sessioni pubbliche e laboratoriali a Venezia: Archiving Otherwise – Cocreating Public Archives and Collective Knowledge; Material Ecologies – Material Heritage and Rituals of Mitigation, Repair, and Reuse; Pedagogies of Proximity and Relation – Prototyping Alternative Education; Building Participatory Infrastructures – Hyperlocal Practices and Connective Organizations. Queste intense sessioni di tre giorni producono input collettivi, riflessioni, agende e metodologie condivise che daranno forma alla Scuola futura, costruendo allo stesso tempo connessioni inedite e una rete emergente di esperienze per cementare nuovi percorsi di apprendimento che si riconnettano alla storia, ai quadri di sviluppo socio-ecologico in sintonia con i principi omeostatici di reciprocità e coesistenza, alle metodologie basate sulla natura che albergano nei saperi ancestrali e tradizionali, ma anche ai modi per riconfigurare le narrazioni urbane moderne e contemporanee al di là dei canoni stabiliti, delle storie di colonialismo e di sottorappresentazione.
Il programma è di per sé un banco di prova sperimentale per il modo in cui la futura scuola condividerà e produrrà conoscenza, e riflette allo stesso tempo sul significato, sul ruolo e sulla funzione contemporanea delle piattaforme culturali di larga scala, di cui la Biennale è uno degli esempi più noti. Utilizzare questa opportunità ‒ la sua visibilità, la sua portata comunicativa e professionale ‒ per garantire che il progetto del padiglione possa superare la sua manifestazione limitata ai sei mesi della Biennale, e costruire una collettività di futuri professionisti, è stato un approccio strategico stabilito fin dall’inizio.
Una seconda pubblicazione, co-pubblicata da Mousse e Kapth Books e curata da me e da Maryam Alnoaimi, che coordina il programma insieme a me, conterrà oltre cinquanta contributi di individui, collettivi e iniziative, con la speranza che il libro diventi anch’esso uno strumento di ricerca e una prova di concetto per la creazione della scuola.

Beatrice Leanza

https://saudipavilion.org/built-unbuilt/

BIO
Beatrice Leanza è una stratega culturale, direttrice di musei e critica esperta di design e arti in Asia e oltre. Ha conseguito un master in Asian Studies presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, specializzandosi in arte contemporanea cinese, e ha trascorso diciassette anni a Pechino, dando forma alla scena creativa cinese. Leanza è stata direttore esecutivo del ‒ MAAT – Museum of Art, Architecture, and Technology (Lisbona), direttore del mudac ‒ Museum of Contemporary Design and Applied Arts (Losanna) e direttore creativo della Beijing Design Week, dove ha lanciato il programma di riqualificazione urbana Baitasi Remade. Ha inoltre co-fondato The Global School, il primo istituto indipendente cinese per il design e la pratica creativa.
Tra i suoi progetti internazionali figurano Across Chinese Cities alla Biennale Architettura di Venezia (2014, 2016, 2018) e Visual Natures al MAAT (2020-2022). Dal 2018 è European Young Leader e fa parte del comitato consultivo di Design Trust (Hong Kong). Il suo libro The New Design Museum (Park Books, 2025) esplora le pratiche istituzionali del design e dell’architettura che affrontano le sfide del XXI secolo.

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