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da MArte

A Venezia inaugura Palazzo Diedo, la nuova meta per chi ama l’arte contemporanea

di Redazione

Istituito da Berggruen Arts & Culture, Palazzo Diedo schiude le sue porte al pubblico dopo un lungo restauro. Una mostra e due progetti speciali inaugurano l’edificio, che ospiterà residenze d’artista, simposi e molto altro. Parola alla curatrice Adriana Rispoli

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Urs Fischer, Piero Golia, Carsten Höller, Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei sono i protagonisti della mostra inaugurale di Palazzo Diedo, il nuovo hub per l’arte contemporanea istituito a Venezia da Berggruen Arts & Culture, fondazione benefica internazionale creata dal collezionista e filantropo Nicolas Berggruen. Dal 20 aprile 2024, Palazzo Diedo innescherà un dialogo attivo con il tessuto culturale della città, invitando gli artisti a fare altrettanto. Adriana Rispoli, curatrice di Berggruen Arts & Culture, ci accompagna alla scoperta della mostra da lei curata insieme a Mario Codognato, direttore di Berggruen Arts & Culture, e della futura programmazione del nuovo polo veneziano.

Palazzo Diedo apre le sue porte al pubblico dopo un importante restauro. Come dialogherà con il panorama artistico-culturale veneziano?
Nell’ottica di differenziarsi dal resto dell’immensa offerta culturale veneziana, Palazzo Diedo punta a diventare un luogo vivo attraverso le residenze d’artista. L’ultimo dei cinque piani dell’edificio è infatti dedicato agli appartamenti che accoglieranno gli artisti. Palazzo Diedo, riservando sia l’ultimo sia il secondo piano alla produzione artistica, vuole essere un organo attivo anche nei confronti del tessuto sociale della città. Invitando gli artisti a produrre a Venezia, si vuole dare nuova linfa alla grande tradizione dei mestieri veneziani. Con la mostra inaugurale intitolata Janus, che riunisce artisti provenienti da tutto il mondo, Palazzo Diedo chiarisce il suo intento: mettere a confronto culture diverse e farle dialogare con la cultura locale di Venezia, che è sempre stata crocevia di commerci e scambi.

La mostra ha come fulcro gli interventi originali site-specific di celebri artisti contemporanei. Ci racconta qualcosa in più?
Più che una classica mostra Janus è l’evento di apertura di Palazzo Diedo. Si può definire mostra perché affiancherà alle opere permanenti lavori che saranno esposti solo per la durata della Biennale Arte. In entrambi i casi comunque le opere sono legate a nuove produzioni degli artisti oppure, come dicevo, alla tradizione artigianale veneziana. Janus, la divinità capace di guardare contemporaneamente avanti e indietro, ci è sembrata la metafora giusta per trasmettere l’intenzione di Palazzo Diedo di affrontare il futuro coscienti e rispettosi del passato.

The Kitchen di New York e la Polaroid Foundation presentano due progetti speciali in concomitanza con la mostra. In cosa consistono?
The Kitchen è storicamente uno spazio dedicato alla trasversalità dell’arte e questo elemento lo avvicina agli intenti di Palazzo Diedo. Insieme a The Kitchen abbiamo selezionato la giovane artista Rhea Dillon – una sorta di cameo all’interno della mostra ‒, la cui ricerca è focalizzata su temi essenziali della contemporaneità, dal gender all’identità alla decolonizzazione della cultura. A interessarci è l’approccio curatoriale di The Kitchen, connesso da sempre a una posizione non binaria, che oggi merita la necessaria attenzione, anche in ambito artistico.

E per quanto riguarda la Polaroid Foundation?
Polaroid, che sta vivendo una fase aziendale di ripresentazione sul mercato, interagirà con gli artisti di Janus realizzando delle opere nuove, secondo una logica performativa. Il team internazionale di Polaroid ha riattivato l’antica macchina per Polaroid che stampava in formato 20×24 pollici e, prima dell’inaugurazione della mostra, creerà degli scatti in collaborazione con gli artisti, seguendo le loro volontà e le loro scelte. Gli scatti saranno poi presentati al pubblico che visiterà la mostra.

State avviando o avvierete altre collaborazioni, agendo anche al di fuori di Palazzo Diedo?
Al secondo piano ci sarà una black box dedicata all’immagine in movimento. Inizieremo con la proiezione in anteprima dell’ultimo film di Koo Jeong-a, artista che quest’anno rappresenta il padiglione della Corea del Sud alla Biennale Arte. La sua opera, OUSSS, è in 3D, al confine tra l’animazione e la fantascienza, e sarà proiettata ogni giovedì per tutta la durata della Biennale. È il primo appuntamento di un palinsesto che stiamo costruendo in queste settimane.
Mariko Mori, invece, già presente con un’opera permanente, esporrà in anteprima a Palazzo Diedo alcuni lavori legati al progetto Peace Crystal, che aprirà al pubblico a giugno nei Giardini di Palazzo Corner della Ca’ Granda. Sarà questa la terza installazione della Fondazione Faou da lei fondata nel 2010 per promuovere la consapevolezza ambientale e per trovare un equilibrio tra l’uomo e la natura. Questa anteprima schiuderà le porte a un talk pubblico, che avrà luogo a giugno e che si inserisce fra le attività – simposi, performance – pensate per rendere Palazzo Diedo un luogo vivo e insieme una fucina di pensiero critico. Inoltre durante l’Art Night di Venezia, il prossimo 22 giugno, Palazzo Diedo ospiterà la maratona di Hans Ulrich Obrist.

Tornando al programma di residenze d’artista a lungo termine, come sarà strutturato il progetto?
Non abbiamo ancora elaborato una open call, ma sono già pianificate potenziali residenze di artisti che avremmo voluto coinvolgere nella prima fase del progetto. L’obiettivo è far sì che gli artisti, in base ai propri desideri e linguaggi, continuino a cimentarsi con le tecniche tradizionali della città. Buona parte degli interventi permanenti realizzati per Palazzo Diedo, infatti, sono il frutto di un dialogo con le manifatture locali. Sterling Ruby, ad esempio, ha prodotto una serie di lanterne che rimandano alla lavorazione del vetro e del ferro, reinterpretata dall’artista. Se in apparenza le lanterne risultano molto tradizionali, a uno sguardo più attento svelano il difetto, il non visto, l’errore, combinando quindi il modus operandi dell’artista – che porta al centro della sua ricerca lo scarto, il margine – e la storia artigiana locale. A questo intervento si affiancano due nuovi lavori monumentali site-specific realizzati con scampoli di merletti, boe, reti da pesca: una sorta di crinolina decadente, un sudario del quotidiano denso di malinconia. Una delle opere di Urs Fischer, invece, è stata prodotta a Murano e, grazie alle superfici specchianti che la compongono, interagisce incredibilmente con la calda luce veneziana creando un effetto psichedelico e dando una rilettura contemporanea della tradizione vetraria locale.

Intervista a cura di Arianna Testino

BIO
Adriana Rispoli è una storica dell’arte e curatrice specializzata nei linguaggi trasversali dell’arte contemporanea, dalla performance alla videoarte all’arte partecipativa. Candidata al dottorato di ricerca in Arte e Sostenibilità presso l’Università di Salerno, Italia.
In vent’anni di attività ha collaborato con numerose istituzioni private, pubbliche, italiane e internazionali nella realizzazione di mostre personali e collettive, residenze artistiche, commissioni site-specific e progetti editoriali, tra cui la Biennale di Venezia, il Museo Madre e la Fondazione Morra di Napoli, il Forum Austriaco, il Goethe Institut, il Ministero degli Affari Esteri, il Palazzo Ducale di Massa Carrara, il Museo di Villa Pignatelli e il Real Museo e Bosco di Capodimonte a Napoli, il Parco Archeologico di Paestum, il Museo Ovartaci di Aarhus, il Museo di Arte Contemporanea di Zagabria, il CCA di Tel Aviv, il Museo di Stato di Salonicco, il Museo Zoma di Addis Abeba.
È curatrice di Palazzo Diedo ‒ Berggruen Arts & Culture.

INFO
Janus
dal 20 aprile al 24 novembre 2024
PALAZZO DIEDO
Cannaregio 2386, Venezia
https://berggruenarts.org/

Cover photo: allestimento dell’opera di Urs Fischer a Palazzo Diedo, Venezia 2024. Photo Massimo Pistore

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