È un legame intenso e duraturo quello che il critico inglese John Ruskin intrecciò con Venezia durante l’Ottocento. Affascinato dalla città d’acqua, Ruskin la visitò ben undici volte nel corso della sua esistenza, trasformandola nel fulcro della propria ricerca. Il libro firmato da Emma Sdegno, attenta studiosa dell’opera di Ruskin, approfondisce questo legame, affiancando alle parole del critico i suoi disegni
Chi meglio di John Ruskin può fare da guida alla scoperta di una delle città più amate al mondo? Artefice del celeberrimo volume Le pietre di Venezia, il critico inglese ottocentesco ha saputo descrivere la città lagunare osservandola da vicino. Parole, disegni, acquerelli e dagherrotipi: tutto contribuisce alla narrazione di un luogo dalle caratteristiche uniche. A Venezia con Ruskin, il libro di Emma Sdegno pubblicato da Marsilio Arte, rende omaggio a questa impresa. Abbiamo intervistato l’autrice.
Il legame fra Ruskin e Venezia è proverbiale. Attraverso le sue parole, Ruskin ha percorso le architetture e la “pelle” della città ormai quasi due secoli fa. Quale ruolo giocano i disegni nella definizione di questo itinerario?
I disegni di Ruskin compongono un itinerario che farei partire dal cuore di Venezia, dall’area marciana con la Basilica e il Palazzo Ducale con il bacino di San Marco. La piazzetta è il primo disegno del suo primo viaggio del 1835, era l’area più visitata dagli inglesi. Ruskin soggiornava solitamente al Danieli e si recava ogni giorno in Piazza San Marco a disegnare e la sera a passeggiare. Nel 1846 attraversa in gondola il Canale e va alla Salute per più albe consecutive a disegnare il chiostro di San Gregorio in rovina. Dalla riva della Salute disegna probabilmente le barche e il notturno. È un’area particolarmente cara e rappresentata dai romantici. Il canto quarto del Pellegrinaggio del giovane Aroldo di Lord Byron, viatico degli inglesi a Venezia, inizia sul ponte dei sospiri. Il bacino è un’area ampiamente dipinta da Turner, l’artista che ebbe un ruolo centrale nell’opera di Ruskin sul paesaggio, ma anche su Venezia.
Ma l’itinerario che si compone attraverso i suoi disegni si estende ben oltre quest’area, comprende i palazzi sul Canal Grande, Ca’ Foscari, la Ca’ d’Oro, il Fondaco dei Turchi, Ca’ Dario, con i particolari di decorazioni, per gli studi che svilupperà nelle Pietre di Venezia. Poi abbiamo la serie di vedute degli anni Settanta del Canal Grande, meno conosciute, dove in primo piano è il corso d’acqua e non i palazzi, una prospettiva nuova per Ruskin, e gli acquerelli delle Fondamenta Nove, dell’Arsenale, dell’isola di San Michele con i Colli Euganei. Negli anni Ruskin percorse in lungo e in largo Venezia e le sue isole. E i disegni ci conducono anche all’interno della Scuola Grande di San Rocco, nelle Gallerie dell’Accademia, nel Museo Correr, nella Scuola Dalmata: questa volta lo troviamo a disegnare dipinti di Tintoretto, di Carpaccio, di Veronese, che studiò a fondo, con venerazione. L’itinerario di Ruskin si compone di elementi che il suo disegno renderà iconici, dai capitelli del Palazzo Ducale alle sculture angolari, alle finestre di Ca’ Foscari, ai pilastri acritani.
Cos’era Venezia per Ruskin?
Per Ruskin Venezia era open-air art, arte all’aria aperta. Concepiva la città come uno spazio dinamico. A un certo punto della Guida ai Principali Dipinti all’Accademia di Belle Arti di Venezia (1877), prima di descrivere il ciclo di Sant’Orsola ‒ che sarà il punto focale della visita ‒, Ruskin intima al lettore/visitatore di lasciare l’Accademia e di recarsi in gondola alla Scuola di San Giovanni Evangelista, il cui portale era opera di Fra Giocondo, contemporaneo di Carpaccio. E nel Riposo di San Marco, partendo dalla Basilica di San Marco, condurrà il suo visitatore a Rialto, il più antico quartiere della città, cuore economico di Venezia, a leggere l’iscrizione che dettava la regola del buon commercio, scolpita sulla facciata della chiesa di San Giacometto. Ruskin crea connessioni tra edifici in aree diverse, componendo un itinerario multiplo che porta da un luogo all’altro della città.
Lo sguardo di Ruskin su Venezia è intriso di emozioni. Quali caratteristiche e aspetti emergono dai suoi disegni?
Ogni disegno esprime una quantità di emozioni. Dipende, come sempre, dal grado di attenzione e di consapevolezza che si presta. Emozionano l’originalità dei soggetti, lo sguardo che li osserva e la delicatezza del tratto. Dal 1845, l’anno che segna l’inizio dell’impegno a preservare la memoria della città, i suoi disegni esprimono questo senso di caducità e vulnerabilità. Sono delle elegie, brani spesso di una bellezza sconvolgente e inattesa, come il portico di San Marco dopo la pioggia del 1846, come i dagherrotipi che acquistò e commissionò, componendo una delle più vaste collezioni dell’Ottocento, che sovraesponevano le “macchie e le crepe” di palazzi in disfacimento. La sua ricerca inizia quasi sempre con un disegno. L’immagine stabilisce una relazione affettiva che spesso poi continua a interrogarlo negli anni. Ogni disegno nasce da un’emozione intellettuale che attiva una ricerca storica, culturale e spirituale.
I disegni di Ruskin supportano la sua scrittura, proprio come accade fra le pagine del libro. Quale visione di Venezia vuole delineare questo volume?
Nel libro vengono citati brani tratti dai diari e in uno o due casi da lettere scritte da Venezia. Sono appunti e annotazioni che hanno le caratteristiche e le funzioni che ha il disegno per Ruskin, sono generati nell’immediatezza dell’incontro e poi realizzati già in modo compiuto, non abbozzato. La visione di Venezia che emerge è infinitamente variegata: dai disegni preparatori alle Pietre di Venezia, agli studi di pittori, alle vedute, alle incisioni che illustrarono i libri. Ma se si legge il diario personale dagli anni Quaranta fino agli anni Settanta, si nota una non-concordanza tra le descrizioni di Venezia e i disegni che realizzava negli stessi anni. Questo è uno dei tanti aspetti interessanti della sua opera: nei diari Ruskin descrive scorci di una Venezia osservata soprattutto attraverso il filtro di Turner, ma di questo non ci sono tracce nei disegni. Se la scrittura di Ruskin evoca la Venezia di Turner, nel disegno egli trova il suo singolare, raffinatissimo linguaggio per rappresentare le sue “pietre”, l’architettura.
Il punto di vista di Ruskin e il suo modo di tratteggiare, a parole e per mezzo di linee e colori, la storia e le peculiarità di Venezia possono fungere da guida anche per i lettori/visitatori di oggi? E come?
Ruskin concepiva tutte le sue opere come guide. Un’opera monumentale come le Pietre di Venezia riporta in una delle numerose appendici il Venetian Index, un testo che presenta in ordine alfabetico gli edifici che il visitatore non poteva mancare di vedere. Le opere tarde, La Guida ai Principali Dipinti all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Il Riposo di San Marco, si presentano esplicitamente come guide, Il Riposo di San Marco porta come sottotitolo “ai pochi visitatori a cui stanno ancora a cuore i monumenti di Venezia”. Questo volume presenta scorci di Venezia, particolari architettonici: tutte queste immagini possono guidare i lettori e le lettrici nella città, alla scoperta di luoghi davanti ai quali si è passati mille volte senza averli notati, componendo un proprio itinerario personale. Ruskin voleva suscitare nel visitatore la capacità di vedere con occhi innocenti, liberi dal velo dell’abitudine ma anche dai condizionamenti e dalle seduzioni a buon mercato che l’industria turistica aveva imparato a replicare, sfruttando la città e soffocandole l’anima. Nei disegni di Ruskin vive quell’anima di Venezia.
BIO
Emma Sdegno insegna letteratura e cultura inglese all’Università Ca’ Foscari Venezia. Ha pubblicato numerosi studi su John Ruskin in inglese, francese e italiano, con un interesse maggiore per lo stile e la retorica nel contesto della letteratura artistica e di viaggio, e per la prassi e la storia della traduzione. Ha curato con Claude Reichler l’antologia John Ruskin, Écrits sur les Alpes (pups 2012) e ha tradotto il volume a cura di Paul Tucker, Guida ai principali dipinti nell’Accademia di Belle Arti di Venezia (Electa 2014).
Foto cover: Ponte dei pugni a Santa Fosca, 1849 circa. Matita, acquerello su carta, 180 x 223 mm. Lancaster, The Ruskin, Lancaster University, Inv. 1996P1626
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