Libri

da MArte

Tutta la forza del presente negli scatti del World Press Photo

di Gianluigi Colin

Concorso di fotogiornalismo tra i più celebri al mondo, il World Press Photo 2023 ha visto trionfare immagini che scandagliano l’idea di umanità e le urgenze dei nostri giorni. Lungo geografie che percorrono l’intero globo

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Robert Capa ricordava che non ci sono fotografie belle o brutte, ma solo immagini scattate da vicino o da lontano. Aveva ragione: l’appuntamento con i riconoscimenti del World Press Photo ci mettono di fronte alle più potenti immagini del fotogiornalismo di quest’anno, ma anche alla difficile realtà di dover fare i conti con la nostra coscienza, vicina o lontana dalla realtà. La distillazione quotidiana di immagini di orrore, di sopraffazioni, di morti in conflitti assurdi ci avvolge in una cornice di assuefazione che induce a dimenticare, a rimuovere.
Per questa ragione il volume del Word Press Photo, pubblicato per la prima volta per i tipi di Marsilio Arte, rappresenta davvero un prezioso documento, anzi l’essenziale testimonianza sul nostro complesso e talvolta tormentato presente. La struttura del premio si snoda attraverso non solo le tradizionali categorie (foto dell’anno, miglior reportage, progetti a lungo termine, premio open format) ma da due anni anche attraverso una dimensione geografica: la giuria, infatti, ha deciso di dare centralità alle immagini e alle storie di diverse regioni del mondo, elemento fondante di una nuova visione narrativa del premio. In questo modo la struttura del libro si snoda attraverso diversi continenti, dall’Africa all’Asia, dall’Europa al Nord e Centro America, dall’America del Sud al Sud-Est asiatico e Oceania, evidenziando sottosezioni con le fotografie più rappresentative per storie e qualità.

Untitled © Ahmad Halabisaz. An Iranian woman sits on a chair in front of a busy square in Tehran, defying the mandatory hijab law, on 27 December 2022. “A few days after Mahsa’s death, I was walking past Keshavarzi Boulevard when I saw a massive crowd of men and women, young and old, chanting a slogan that I’ve never heard before: ‘Woman, Life, Freedom’. It enlightened me, it was moving,” she said

Una di queste, per il suo potere simbolico, è diventata la copertina del volume: è una immagine scattata dal reporter francese Ahmad Halabisaz, il 27 dicembre a Teheran. Vediamo una ragazza che sfida la legge sul hijab obbligatorio: è seduta accanto a un tavolo, in mezzo a una piazza, ci guarda dritta negli occhi, ben consapevole del pericolo del suo gesto. Dietro a lei un gruppo di donne completamente coperte dai veli neri: scorrono silenziose e col capo chino. I due mondi si sfiorano raccontando la complessità della società iraniana e le difficili lotte delle donne che tutt’ora combattono, a rischio della vita, gridando a voce alta: “Donna, Vita, Libertà”.
Ma su tutto questo è ancora più presente, con la sua atroce durezza, la terribile realtà della guerra: “la foto dell’anno” è infatti del fotografo ucraino Evgeniy Maloletka: una foto straziante, potente per la sua capacità di testimoniare come dietro le asettiche parole “invasione russa in Ucraina” si celano tante singole storie di umanità lacerate, dilaniate, completamente distrutte.
L’immagine vincitrice è stata scattata il 9 marzo 2022, durante l’assedio di Mariupol in Ucraina: una donna incinta è trasportata in barella da cinque uomini. Siamo fuori dal reparto maternità di un ospedale distrutto durante un bombardamento russo. La donna è ferita, il volto coperto di calcinacci, lo sguardo assente. Una mano è sulla pancia quasi nel voler proteggere il bambino che ha nel grembo. Le prime notizie inneggiavano al salvataggio delle donne e dei bambini nel reparto maternità. Ma questa donna, proprio questa, con la sua singola storia di amori e speranze, morirà mezz’ora dopo aver dato alla luce il corpo senza vita di suo figlio. Una storia di guerra. Come tante.

Here, The Doors Don’t Know Me © Mohamed Mahdy

Nell’atrocità di questa storia resta il valore e il potere del fotoreportage: quello di “testimoniare” di fronte alla Storia. La presenza di Evgeniy Maloletka, fotografo dell’Associated Press, non ha potuto salvare la vita della donna e del suo bambino, ma permette a tutti noi di conoscere almeno un breve frammento della loro esistenza. Il bambino nato morto si chiamava Miron. In ucraino significa “pace”.

Gianluigi Colin

Battered Waters © Anush Babajanyan, VII Agency/National Geographic Society. Women visit a hot spring that has emerged from the dried bed of the Aral Sea, near Akespe village, Kazakhstan, on 27 August 2019. Once the world’s fourth-largest lake, the Aral Sea has lost 90 percent of its content since river water has been diverted

BIO
Gianluigi Colin (Pordenone, 1956) è artista, giornalista, critico e per molti anni è stato art director del Corriere della Sera, dove scrive anche di arte e fotografia. Figura eclettica, conduce da molti anni una ricerca artistica dal forte impegno etico servendosi di materiali esistenti tra il presente e la memoria. Attualmente è Cover editor de la Lettura.

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