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da MArte

La solitudine del Padiglione Centrale. L’opinione di Pippo Ciorra sulla Biennale Architettura 2025

di Pippo Ciorra

Dalla chiusura per ristrutturazione del Padiglione Centrale alla lunga lista di progetti inclusi nella Mostra Internazionale alle Corderie fino ai tantissimi eventi del “Fuori Biennale”, Pippo Ciorra, Senior Curator del MAXXI Architettura, commenta la Biennale 2025 curata da Carlo Ratti

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La prima cosa da dire di questa Biennale è una certa aria di eccezionalità, dovuta a molti fattori. Il primo è probabilmente lo strano numero di padiglioni chiusi, in molti casi per restauri “a porte aperte”, come avviene per i padiglioni danese e della Santa Sede (probabilmente il migliore), o comunque occupati da progetti che parlano del padiglione stesso. A quest’ultima scelta si allineano, oltre ai due già citati, finlandesi, giapponesi, brasiliani, francesi, svizzeri, coreani. Sicuramente la scelta di chiudere per lavori il Padiglione Centrale, cuore storico della mostra del curatore, ha influito sulla scelta di molti, dando il via a questa specie di impulso collettivo alla ristrutturazione. Restano inoltre chiusi, come avviene da diverse edizioni, i padiglioni israeliano, russo, venezuelano. Insomma, almeno per quel che riguarda i Giardini, una Biennale lievemente ridimensionata, risarcita solo in parte dal bellissimo bookshop temporaneo realizzato da Diller Scofidio & Renfro nello spazio che precede le biglietterie.
In controtendenza, spicca invece l’annuncio clamoroso della realizzazione del padiglione permanente del Qatar ai Giardini, nel lotto vuoto tra il padiglione americano e quello realizzato da James Stirling nel 1991. Non una notizia da poco. In anni recenti abbiamo visto padiglioni rinnovarsi o ristrutturarsi radicalmente (Australia, Canada), ma un padiglione tutto nuovo è una notizia eclatante, soprattutto se a realizzarlo è un paese mediorientale ricchissimo e controverso, pronto a versare un cospicuo compenso alla Biennale per l’affitto (trent’anni?) del terreno. Il progetto sarà di Lina Ghotmeh, libanese e di chiarissima fama. Vedremo nei prossimi anni che effetto avrà sulla Biennale questa ulteriore azione di diplomazia culturale, soprattutto in una fase così complessa per la geopolitica mondiale.
Ancora due piccole considerazioni prima di chiudere. La prima riguarda l’impatto della chiusura del Padiglione Centrale sulle scelte curatoriali. Tutto sommato Ratti poteva approfittare del colpo di fortuna di avere solo una delle sue sedi espositive e scegliere di lavorare con un numero limitato di autori. Invece è andato in direzione opposta, accumulando autori e progetti nelle Corderie, arrivando alla molto [con]citata lista di 700 autori che ha indispettito molti osservatori. Alla fine si resta incerti se interpretare la sua scelta come una forma di bulimia curatoriale, vale a dire quanti più esempi possibile dell’Intelligens architettonica contemporanea, o se considerarla come un’azione consapevolmente provocatoria nei confronti della forma tradizionale della mostra, qui sostituita da una specie di deposito di idee poco incline a ordine e gerarchia, lontano parente della meraviglia inaugurata da due settimane da Elizabeth Diller allo Storehouse del V&A.
L’ultima nota riguarda la crescita inarrestabile e smisurata del “Fuori Biennale”. Su una brochure del padiglione ucraino sono elencate 158 iniziative espositive: 68 padiglioni nazionali, una decina di eventi collaterali ufficiali, 78 altre mostre “not only Biennale”. Senza contare la miriade di eventi a contorno. Un’overdose di offerta in grado di intimidire anche il più cinico degli addetti ai lavori. Da che dipende? Probabilmente da un lato c’è l’“espansionismo” storico della Biennale, sempre alla conquista di nuovi spazi. Dall’altro l’unica soluzione che i veneziani sembrano trovare al progressivo spopolamento e “musealizzazione” della città: musealizzare ancora di più, trasformare ogni spazio disponibile in musei, gallerie, exhibition-spaces da mettere sul mercato.

Pippo Ciorra

BIO
Professore ordinario presso SAAD (UNICAM), critico, autore, direttore del programma internazionale di dottorato “Villard d’Honnecourt” presso lo IUAV. Autore di libri e saggi, Pippo Ciorra ha pubblicato studi monografici su Ludovico Quaroni, Peter Eisenman, architettura e urbanistica contemporanea. Nel 2011 ha pubblicato Senza Architettura. Le ragioni di una crisi, un saggio sulla condizione dell’architettura in Italia. Altri temi di ricerca sono i musei, la cultura espositiva, le relazioni tra architettura, politica e arte. È consulente per il Premio Mies van der Rohe per l’architettura (membro della giuria per il 2024) e co-direttore del Premio Italiano di Architettura MAXXI-Triennale. Dal 2009 è Senior Curator del MAXXI Architettura di Roma, dove ha curato importanti mostre (Re-cycle, The Japanese House, Good News Women in Architecture ecc.) e programmi. È cofondatore di Future Architecture Platform (ora LINA), un programma europeo per giovani talenti. Nel 2017-18 ha co-diretto il programma di ricerca interdisciplinare Housing the Human, con sede a Berlino.

INFO
La Biennale di Venezia
19. Mostra Internazionale di Architettura
Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.
fino al 23 novembre 2025
Venezia, Giardini, Arsenale e Forte Marghera
https://www.labiennale.org/it

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