Si interroga sullo stato dell’arte la filosofa e attivista Judith Butler, che fra le pagine del suo libro individua nel gesto creativo un antidoto alla distruzione del tempo presente
Dopo Rachel Cusk, a prendere la parola nell’ambito del dibattito su Lo stato dell’arte, la serie di incontri ideata a Venezia da Palazzo Grassi ‒ Punta della Dogana, è la filosofa americana Judith Butler. Ambiente, arte e politica concorrono a delineare la sua riflessione sui concetti di perdita e di rigenerazione. Quale ruolo può giocare la creazione artistica in questo scenario? Come può aiutarci a rendere tollerabile ciò che non lo è? Le risposte a questi e ad altri interrogativi sono contenute nel volume pubblicato da Marsilio Arte all’interno della nuova collana “Lo stato dell’arte”.
BIO
Judith Butler, tra le voci più autorevoli e originali della filosofia contemporanea, è docente presso l’Università della California, Berkeley, e presso la European Graduate School. Tra le sue più recenti pubblicazioni tradotte in italiano: La forza della nonviolenza. Un vincolo etico-politico (2020), Due letture del giovane Marx (2021) e le nuove edizioni di Questioni di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità e Corpi che contano. I limiti discorsivi del “sesso” (2023).
Video credit: Video Maco Film Venice London © Palazzo Grassi, Pinault Collection
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