Racconti

da MArte

Margherita di Savoia, la regina pop

di Maria Luisa Agnese

Poco rivoluzionaria nelle idee politiche, ma trasgressiva nello stile, Margherita di Savoia fu una influencer ante litteram. Qui è la giornalista fuori dal comune Maria Luisa Agnese a descrivere il suo lato pop, in occasione della mostra dedicata alla prima regina d’Italia dal Palazzo Madama di Torino

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Fatta l’Italia bisognava trovare una regina e la giovane Margherita, andata sposa a 16 anni e mezzo al cugino ventiquattrenne Umberto I, sembrava fatta apposta. Non bellissima ma di gran portamento, sapeva atteggiarsi naturalmente, aiutata da un senso innato per uno stile vistoso ma non pacchiano, anche se persino per gli storici più benevoli aveva un corpo piuttosto sproporzionato, fra il busto ben sviluppato e gli arti inferiori con gambe tozze e corte, che trasmise al figlio, e che nascondeva stando perlopiù seduta nei ritratti ufficiali, con gli abiti lunghi che la coprivano tutta, come si legge nel documentato catalogo di Marsilio che accompagna la mostra su Margherita di Savoia, a Torino, a Palazzo Madama.
E lei funzionò benissimo nella parte, diede all’Italia una regina a cui ispirarsi, offrì quel suo corpo addobbato per dare vita a un nuovo immaginario, “l’incarnazione della nazione nel corpo pubblico della regina” (Roberto Balzani).
Colta, appassionata di libri, musica, arte, e curiosa, si inventò uno stile, in mancanza di modelli in una corte nuova di zecca, mischiando abiti di ieri, ordini parigini dal sarto alfa dell’epoca Charles Frederick Worth e cascate di perle che si arrampicavano sul collo regale e poi scendevano oltre il petto, alcune volte fin quasi sulle gambe. E che sono rimaste la sua griffe identitaria. In una foto che la ritrae di profilo ci sono una quindicina di giri di perle che risalgono fin sotto la gola, più due giri di piccoli diamanti a formare, sul collo, un personalissimo choker. A completare il tutto non una, ma due tiare mignon fatte di foglie e fiori. Amava moltissimo i fiori la regina, e li spargeva in piccole cascate su abiti e mantelli: già sull’abito da sposa aveva sparso margherite, fiori d’arancio, rose, campanelle nodi d’amore su 12 teli di gonna (di recente si è scoperto che i tesori della regina, 7mila brillanti e più di 2mila perle, giacciono dimenticati nel caveau della Banca d’Italia).
Una vera professionista del trono, come l’avrebbe definita Indro Montanelli, anche se era consapevole che la sua era una “gabbia dorata nella quale faccio la parte dell’uccello che canta e fa vedere le sue penne colorate”.
Abitatrice consapevole di un matrimonio non felice ma pubblicamente solidale, cercò insieme a Umberto di vendere, pur nelle difficoltà di un regno periclitante, un’idea di monarchia e forse anche di Paese di cui lei fu la prima influencer: alla costruzione del mito contribuì parecchio il poeta nazionale, Giosuè Carducci, che da repubblicano fiero divenne suo devoto, e nel novembre 1878 la consacrò Musa di una nazione (temporaneamente) riconciliata con queste parole: “Onde venisti? Quali a noi secoli sì mite e bella ti tramandarono? Fra i canti de’ sacri poeti dove un giorno, regina, ti vidi?”.
Sicuramente non di idee garibaldine, Margherita fu per alcuni una reazionaria mascherata da amica del popolo, ma sempre pronta a sparigliare, a sorprendere con il suo gusto spesso molto personale (per esempio aveva piazzato in salotto la culla a forma di conchiglia del piccolo futuro Vittorio Emanuele III), e con le sue passioni non convenzionali per una aristocratica del tempo: quella per le automobili o per le arrampicate in montagna, sulle cime del Bianco e del Monte Rosa.
Il suo gusto dell’addobbo ridondante, perle, piume, orecchini, spille, tiare, pietre preziose adagiate sugli abiti, fece arricciare il naso allo storico Ernest Tissot che scrisse che ai balli di Corte “appariva adorna come una statua votiva”. Ma i cugini francesi, si sa, sono superciliosi e in altre corti la regina piaceva parecchio, e soprattutto la amavano gli italiani che di quel suo nome fecero un fiore all’occhiello: nacque il margheritismo. Con il suo nome fu chiamata una rivista di moda molto consultata dalle italiane, a lei furono intestati asili, rifugi alpini, opere di beneficenza. Persino una pizza. Più pop di così.

Maria Luisa Agnese

BIO
Maria Luisa Agnese, genovese, laureata in Filosofia, è giornalista curiosa, che dai settimanali (Panorama, Specchio, direttore del settimanale Sette) è approdata al Corriere della Sera e cura una rubrica su 7, Obituary. Ha appena scritto per Neri Pozza Anni Sessanta, quando eravamo giovani. Hobby: danza classica e yoga.

INFO
Margherita di Savoia, Regina d’Italia
fino al 30 gennaio 2023
PALAZZO MADAMA
Piazza Castello, Torino
www.palazzomadamatorino.it

Foto cover: Margherita di Savoia, Regina d’Italia, installation view, Palazzo Madama, Torino 2022. Photo Giorgio Perottino

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