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Il World Press Photo raccontato da Fiona Shields, presidentessa dalla giuria globale

di Redazione

Nel 2024 il World Press Photo ha visto trionfare il potentissimo scatto di Mohammed Salem. Fiona Shields, presidentessa della giuria globale, descrive i criteri di selezione e il funzionamento di uno dei più celebri concorsi di fotogiornalismo al mondo, protagonista del volume pubblicato da Marsilio Arte

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Dare spazio al lavoro e al coraggio dei fotogiornalisti e far conoscere a ogni latitudine le storie raccontate dai loro scatti. È questo il ruolo del World Press Photo secondo Fiona Shields, presidentessa della giuria globale che ha decretato i vincitori dell’edizione 2024. L’abbiamo intervistata per saperne di più.

Quali ragioni e criteri hanno guidato la scelta dei vincitori del World Press Photo 2024? Ci sono analogie tra le immagini vincitrici nelle varie categorie del concorso?
Quest’anno la rappresentazione e la ricerca dell’equilibrio sono state una vera priorità. Le storie di terribile sofferenza umana, come i tragici eventi del 7 ottobre in Israele, seguiti dal brutale assalto a Gaza, il conflitto in corso in Ucraina e i catastrofici disastri ambientali tendevano a dominare. Ma siamo stati anche colpiti da momenti di umanità e resilienza, che hanno sfidato gli stereotipi e raccontato la bellezza e la fragilità del mondo naturale e siamo stati incoraggiati da storie basate su soluzioni positive.
È stato particolarmente difficile cercare di valutare le immagini del conflitto in Medio Oriente insieme alle storie di altri Paesi. La domanda a cui si tornava continuamente riguardava le immagini di violenza e morte ‒ di cui i media sono saturi ‒ rispetto a quelle che offrivano una visione più ampia e diversificata delle questioni globali. Tuttavia, era importante affrontare il significato degli eventi epocali che si stanno verificando in Medio Oriente e rendere omaggio ai fotografi che lavorano spesso in circostanze inimmaginabili e che assorbono un’enorme quantità di traumi per fornirci le notizie.
Le opere selezionate come vincitrici sono diverse per soggetto, tono e approccio estetico, ma ciò che hanno in comune, secondo la giuria, è che sono state realizzate con rispetto e integrità, e sono in grado di parlare in maniera universale e di risuonare ben oltre le loro origini.

La potente fotografia realizzata da Mohammed Salem è stata nominata World Press Photo of the Year. Quali e quanti sono i livelli di significato e di interpretazione di questa immagine? E come si inserisce nella ricerca fotografica dell’autore?
Sì, la fotografia vincitrice è un’immagine profondamente toccante proveniente da Gaza, e mostra una donna che culla il corpo morto di sua nipote, vittima dell’assalto israeliano. È una fotografia potente di amore e perdita che, una volta vista, rimane impressa nella mente. Per molti versi è difficile descrivere a parole l’impatto di questa scena, ma porta con sé il peso di uno dei conflitti più significativi e allarmanti che il mondo abbia mai conosciuto. Ciò che vediamo nell’immagine non fornisce alcun dettaglio specifico sul luogo o sull’identità, perciò ha una qualità emblematica: parla sia letteralmente sia metaforicamente dell’ingiustizia e della crudeltà della guerra per le vittime innocenti in tutto il mondo. L’autore dell’immagine, Mohammed Salem, ha vinto un World Press Award per il suo lavoro sul conflitto tra Israele e Palestina nel 2010; il premio di quest’anno è un ulteriore tributo al suo coraggio e al suo impegno.

A Palestinian Woman Embraces the Body of Her Niece © Mohammed Salem, Palestine, Reuters

Come si svolge il processo di selezione del World Press Photo? E come vengono formate le giurie regionali e globale?
I vincitori di quest’anno sono stati selezionati fra oltre 61000 candidature di 3851 fotografi provenienti da 130 Paesi. La valutazione iniziale viene effettuata da sei giurie regionali composte da esperti di fotogiornalismo ‒ fotografi, redattori e curatori. La rosa dei candidati regionali viene poi trasmessa alla giuria globale per la selezione finale.
I presidenti regionali trasmettono le voci e le opinioni degli esperti delle loro giurie da ogni angolo del mondo, condividendo una conoscenza locale di storie ed eventi ricca di sfumature e tenendo conto di atteggiamenti e riferimenti culturali. Tutti i membri della giuria hanno messo a disposizione un contesto unico e un’esperienza di vita vissuta, ma eravamo uniti nell’approccio verso l’importanza degli standard, dell’etica e dell’inclusione nel nostro settore. Il processo è rigoroso e ogni candidatura selezionata viene sottoposta a un’analisi forense per garantirne l’autenticità prima di essere presa in considerazione nella fase finale.

Qual è il ruolo di World Press Photo oggi e nel prossimo futuro, dal suo punto di vista?
Credo che il ruolo del World Press Photo sia fondamentale per sostenere il lavoro e il coraggio dei fotogiornalisti e per diffondere le storie in tutto il mondo. Il modello regionale introdotto nel 2022 ha promosso una gamma più diversificata di storie e di contributi. È all’avanguardia per quanto concerne gli standard del settore, fornisce preziose risorse formative con programmi di sensibilizzazione e masterclass di fotogiornalismo in tutto il mondo. Infine, è una piattaforma importante per mettere in contatto i fotografi con i photo editor e i curatori e tra di loro, costruendo una comunità globale.

Intervista a cura di Arianna Testino

https://www.worldpressphoto.org/

BIO
Fiona Shields ha oltre vent’anni di esperienza nel campo dell’editing fotografico in diverse testate giornalistiche. È anche curatrice, speaker di fotogiornalismo e mentor di fotografia. È stata picture editor del Guardian per dieci anni prima di assumere il ruolo di responsabile della fotografia per Guardian News e Media Group. Nel corso della sua carriera, ha partecipato alla copertura di alcune delle notizie più significative del nostro tempo, tra cui gli eventi legati all’11 settembre, i conflitti globali, i disastri naturali su larga scala e le crisi umanitarie derivanti dal crescente numero di rifugiati in tutto il mondo. Ha inoltre preso parte alla giuria di numerosi premi fotografici di alto profilo, tra cui World Press Photo Contest, Sony World Photography Awards, Carmignac Photojournalism Award e Taylor Wessing Portrait Prize. È nominatrice al Prix Pictet Prize.

Survivors © Arlette Bashizi, for The Washington Post

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