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da MArte

Storia, reincarnazione e cambiamento: l’arte di Thao Nguyen Phan a Milano

di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli

La prima mostra personale di Thao Nguyen Phan in una istituzione italiana prende forma al Pirelli HangarBicocca di Milano, dove va in scena un racconto visivo che mescola pittura, video e scultura. Un’opportunità per riflettere sui margini della Storia e sull’urgenza di portarli al centro della narrazione, Le parole delle curatrici Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli contenute nel testo tratto dal catalogo della mostra descrivono il lavoro e gli intenti dell’artista vietnamita

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“Reincarnations of Shadows”, una mostra

«Oltre lo schermo […] pendeva un’oscurità alta, scura, quasi monocolore, che sembrava potesse cadere dal soffitto, e la debole luce della candela ne trafiggeva lo spessore». Le parole dello scrittore Jun’ichirō Tanizaki mettono in luce la dualità che sottende “Reincarnations of Shadows”: il concetto di reincarnazione e il generarsi delle ombre nel farsi di un’immagine filmica. Questa affermazione di prossimità del moving image a una dimensione spettrale è al centro delle indagini di Thao Nguyen Phan, nel solco delle traiettorie del pensiero legate tanto al pre-cinema quanto alle relazioni tra immagine video e spazio espositivo che, a partire dagli anni settanta, hanno dato vita a un ricco dibattito sull’installazione video in gallerie e musei.
“Reincarnations of Shadows” è un’intuizione che ha guidato Phan nella stesura del dialogo – fatto di osservazione e ricettività verso il paesaggio sensibile della conoscenza che circonda gli oggetti e le storie – tra il suo corpus di lavori e lo spazio dello Shed di Pirelli HangarBicocca. Prima di essere titolo del progetto, “Reincarnations of Shadows” ha dato luogo a un movimento nel progetto espositivo – un ritmo rigenerativo di testimonianze, apparizioni e mutamenti – di cui la produzione video di Phan è intrisa. Dissipandosi tra le opere, questo moto le assimila in un unico ambiente, dove schermi di proiezione si alternano a trame in seta delicatamente decorate e a profondità stratificate degli intarsi in lacca.
Phan impiega il mezzo filmico come dispositivo di incontro, non solo tra lo spettatore e le figure che popolano le sue narrazioni ma anche tra le nuove generazioni protagoniste dei suoi video e le storie tramandate dal passato al presente. Alle immagini che ritraggono il fiume Mekong o le architetture moderniste vietnamite e cambogiane, si mescolano credenze animiste delle comunità indigene del Sudest asiatico unite al concetto di reincarnazione della teologia buddista. In questo modo il video non è solo la forma materiale entro cui si esprime la pratica artistica di Thao Nguyen Phan, ma diventa il canale attraverso il quale evocare racconti orali dimenticati, affrontare la violenza ciclica della storia e la distruzione ecologica.
I film di Phan sono contraddistinti da un’idea di flusso costante che emerge anche dai titoli delle sue opere, il cui sottotitolo riporta la scritta an evolving moving-image (immagine in movimento e in continua evoluzione), a rimarcare allo spettatore la transitorietà dell’esperienza visiva e della stessa narrazione alla quale a breve assisterà.
Come afferma l’artista: «Per me, l’idea di reincarnazione nell’arte o nell’immagine in movimento ha un approccio piuttosto diverso. Per me, è la capacità dell’immagine, del film e persino della pittura e degli oggetti di trasformarsi. Di conseguenza, quando lavoro con le immagini in movimento le rielaboro, cambio il formato, cambio il display ogni volta che cambia la mostra». Questo sentimento di potenzialità, di possibilità di trasformazione è la spina dorsale su cui si è scelto di lavorare per la creazione del percorso espositivo, caratterizzato da permeabilità e trasparenze. La grande installazione site-specific No Jute Cloth for the Bones (2019-23) è una “parete” sospesa di fronde di juta essiccata che separa le due aree principali della mostra e, come una membrana, permette alla luce e all’aria di superare questa soglia. Le stesse opere contenute nel percorso espositivo sono presentate per raccontare la mutabilità che le contraddistingue. All’ingresso i visitatori sono accolti da due grandi dipinti su seta, Golconde e Hanoi Children’s Palace (entrambi realizzati per la mostra), le cui tessiture si sovrappongono alle trame geometriche delle facciate di due edifici modernisti raffigurati da Phan. Gli elementi in calcestruzzo riprodotti sui supporti pittorici visibili da entrambi i lati si ritrovano nelle immagini proiettate del trittico First Rain, Brise-Soleil (2021-in corso) posto nelle vicinanze. Le superfici degli schermi sono poi messe in relazione con le figurazioni delle diverse serie di disegni che punteggiano il percorso espositivo, la cui disposizione nello spazio (sospese dal soffitto o installate a parete) genera ombre taglienti, confluendo in una nuova volumetria dal gesto grafico.
Gli elementi armonici convivono nello spazio espositivo, dove gli stessi suoni derivati dai video o dallo strofinamento della juta al passaggio del visitatore mutano diventando altrettante ombre, destinate a unirsi in un’unica colonna sonora e confluendo in apparizioni temporanee che brillano per pochi istanti come fiammelle di una candela. La delicatezza di questi momenti è generatrice di riconciliazioni tra tempi e storie remote. Nelle opere di Thao Nguyen Phan, infatti, l’immaginazione è usata per colmare le lacune archivistiche di avvenimenti dimenticati o esclusi dalla storiografia principale, facendoli emergere più pienamente. Come una macchina del tempo, i video di Phan collegano i vivi e i morti, consentendo un dialogo altrimenti impossibile.
Nella seconda parte del percorso, uno spazio raccolto e immerso nella penombra materializza uno di questi incontri intergenerazionali. Con un gesto di generosità Thao Nguyen Phan ha incluso in mostra il lavoro di un’altra artista a lei molto cara: la scultrice vietnamita Diem Phung Thi (1920-2002). La conversazione si esprime attraverso la presentazione di una selezione di opere scultoree e collage di questa figura storica, e si intreccia alle immagini in movimento del nuovo lavoro che ritraccia la vita della scultrice vietnamita, Reincarnations of Shadows (moving-image-poem) (2023), in cui i cenni biografici ripercorrono i tumulti sociali e politici del suo paese d’origine. Il video a due canali raccoglie elementi d’archivio ed eleganti riprese delle stesse sculture di Diem Phung Thi esposte a Milano, e unisce alla voce della stessa artista quella di altri filmmaker e pensatori di epoche e contesti diversi. L’approccio poetico di Jonas Mekas nella documentazione della vita quotidiana si mescola alle riflessioni contemporanee di Irit Rogoff e Trinh T. Minh-ha, sul racconto al femminile e sulle forme diverse di testimonianza degli eventi.
Per Thao Nguyen Phan, la voce di Diem Phung Thi è una forma lessicale, una possibile alternativa a racconti già esistenti che fanno del mezzo artistico lo spazio di negoziazione, un luogo di apertura che, come la stessa Phan ha affermato, «crea un mondo domestico di immagini che si riferisce molto al tema delle donne e dei bambini in guerra e in pace».

Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli

Testo tratto dal catalogo della mostra Reincarnations of Shadows, Marsilio Arte, Venezia 2023

Thao Nguyen Phan, First rain, Brise-soleil, 2021 – in Corso. Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Prodotto da Han Nefkens Art Foundation in collaborazione con Kochi Biennale, con il support di Tate St Ives. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Photo Agostino Osio

BIO
Lucia Aspesi è curatrice presso Pirelli HangarBicocca, dove ha co-curato le mostre di Dineo Seshee Bopape (2022), Daniel Steegmann Mangrané (2019) e di Trisha Baga (2020) e per cui ha lavorato a numerose esposizioni personali e pubblicazioni di artisti come Bruce Nauman, Miroslaw Balka, Rosa Barba e Carsten Höller. Nel 2019 ha co-curato l’esposizione di Sheela Gowda, presentata successivamente presso Bombas Gens Centre d’Art, Valencia. Ha inoltre curato la programmazione espositiva “Cosmic Archeology” presso il Wäinö Aaltonen Museum of Art, Turku, che include mostre di Tabita Rezaire, Alia Farid, Mox Mäkelä e Patricia Domínguez. 

Fiammetta Griccioli è curatrice presso Pirelli HangarBicocca, dove ha co-curato le mostre di Dineo Seshee Bopape (2022), Anicka Yi (2022), Daniel Steegmann Mangrané (2019) e di Trisha Baga (2020) e per cui ha lavorato a numerose esposizioni personali e pubblicazioni di artisti come Joan Jonas, Philippe Parreno, Lucio Fontana e Mario Merz.

INFO
Reincarnations of Shadows
fino al 14 gennaio 2024
PIRELLI HANGARBICOCCA
Via Chiese 2, Milano
https://pirellihangarbicocca.org/

Foto cover: Thao Nguyen Phan, Voyages de Rhodes, 2014-2017 (particolare). Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2023. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Photo Agostino Osio

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