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Alle Uccelliere Farnesiane di Roma la moda spicca il volo

di Redazione

Si ispirano ai piumaggi e ai colori degli uccelli gli abiti e gli accessori in mostra nella eccezionale sede espositiva sul Palatino. La curatrice Sofia Gnoli ci guida alla scoperta di creazioni straordinarie

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Si intitola Rara AvisModa in volo alle Uccelliere Farnesiane la mostra allestita alle Uccelliere Farnesiane di Roma fino al 21 luglio 2024, il cui catalogo è pubblicato da Marsilio Arte. Abbiamo chiesto alla curatrice Sofia Gnoli di raccontarci qualcosa in più.

La mostra che ha curato presso le Uccelliere Farnesiane sul Palatino innesca un fitto dialogo con lo spazio espositivo. Ci spiega il perché e qual è l’idea da cui ha preso vita questa mostra?
Quando con Alfonsina Russo ci chiedevamo che mostra fare in quegli scrigni di stupefacente bellezza che sono le Uccelliere Farnesiane, dopo varie incertezze, abbiamo pensato di restituirle all’uso per cui erano nate e di popolarle di visionari abiti e accessori “uccello”.
Rara AvisModa in volo alle Uccelliere Farnesiane nasce proprio da questa premessa. Se vestiti e accessori piumati sono infiniti, molto più rari sono gli abiti “uccello”. È così che come due Wunderkammer, le “stanze delle meraviglie”, che tra il Cinquecento e il secolo successivo ospitavano raccolte di curiosità naturali e artificiali, le Uccelliere Farnesiane accolgono oggi visionari abiti e accessori.

Il legame tra l’universo della moda e quello ornitologico ha origini lontane. Vuole ripercorrere brevemente insieme a noi la sua storia e il suo sviluppo nel tempo?
Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli appartengono al lessico delle apparenze sin dall’antichità. È il caso di Maat, dea della giustizia dell’Antico Egitto, spesso rappresentata con ali piumate, così come delle Arpie della mitologia greca, mostruose creature con viso da donna e corpo da uccello o delle sirene. Nel mito raccontato da Ovidio le sirene, che prima erano soltanto le fanciulle che accompagnavano Proserpina, diventano uccelli. Pensiamo poi all’ultimo quarto del Settecento, quando Maria Antonietta furoreggiava con le sue altissime acconciature pullulanti di uccellini imbalsamati e piccole gabbie, o alla fine del secolo successivo quando, nelle sue cronache mondane, Gabriele d’Annunzio, interpretando la moda come feticismo e “sex appeal dell’inorganico”, si soffermava sul fascino “animale” di abiti e accessori. Come quando nel 1885 sulle pagine de La Tribuna, con lo pseudonimo di Duca Minimo, descriveva le piume di pavone, indispensabile corredo di seduzione della principessa di Sagan al ballo ispirato alle favole di La Fontaine.

Quali sono gli abiti e gli accessori più iconici fra quelli esposti a Roma? C’è qualche aneddoto che li riguarda e che merita di essere ricordato?
Mi viene in mente l’abito cigno nero composto da gonna drappeggiata in pizzo con strascico in tulle e da bustier interamente ricoperto di piume d’oca che termina con un collo e una testa di cigno che si avvolge intorno alla nuca creato da Alexander McQueen per Givenchy (haute couture autunno-inverno 1997), che ricorda la Odile de Il Lago dei Cigni di Tchaikovsky, così come il cigno bianco ispirato a un costume sfoggiato nel 1935 da Marlene Dietrich di Maria Grazia Chiuri per Dior (Collezione Cruise 2022). Ma vorrei citare anche gli onirici copricapi di Anna Piaggi, vera “Rara Avis” della mostra, o i coloratissimi abiti di Jean Paul Gaultier e Thierry Mugler.

Oltre agli abiti e agli accessori, anche l’allestimento ha un ruolo di primo piano. Come lo avete immaginato e poi realizzato?
La mostra ha un allestimento immersivo, con proiezioni di onirici paesaggi e suoni e rumori della natura. Ho immaginato una voliera più drammatica dedicata al Mito, composta di esemplari bianchi neri e oro, e con una parte che è un omaggio alla “mitica” Anna Piaggi e una voliera come una sorta di giardino dell’Eden “popolata” di abiti coloratissimi.

Intervista a cura di Arianna Testino

BIO
Studiosa di moda, curatrice ed esperta di heritage, Sofia Gnoli è professore associato all’Università IULM di Milano. Giornalista professionista, scrive su la Repubblica, La Stampa, Il Venerdì e Vogue Italia. Tra le sue pubblicazioni: Moda. Dalla nascita della haute-couture a oggi (Carocci, 2020), L’alfabeto della moda (Carocci, 2019), Eleganza fascista (Carocci, 2017) e The Origins of Italian Fashion 1900-1945 (V&A Publishing, 2014).

Cover photo: Thierry Mugler, Haute Couture primavera/estate 1997, Les Insectes. Abito-guaina in velluto con ali di piume multicolori. Foto Simona Murrone ‒ Parco archeologico del Colosseo

Didascalie delle immagini:

Dolce&Gabbana, Alta Moda Firenze 2020 – Look 23, Clarice. Abito corsetto in organza interamente ricamato con piume di gallo e fagiano. Foto Simona Murrone ‒ Parco archeologico del Colosseo

GUCCI per Florence Welch, Met Gala, New York, 2019. Abito in pizzo con ricamo floreale in lurex, corsetto e nastro, e mantello con applicazioni di ali decorate con cristalli, perle e paillette e fodera in raso. Foto Simona Murrone ‒ Parco archeologico del Colosseo

Elsa Schiaparelli, anni Quaranta del Novecento. Copricapo in feltro guarnito con piume. Associazione Culturale Anna Piaggi. Foto Simona Murrone ‒ Parco archeologico del Colosseo

Thierry Mugler, Haute Couture primavera/estate 1997, Les Insectes. Abito-guaina in velluto con ali di piume multicolori. Foto Simona Murrone ‒ Parco archeologico del Colosseo

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