Picasso, Klee, Giacometti, Matisse, Cézanne. I capolavori del Museum Berggruen per la prima volta in Italia
Racconti da MArte
Quali rimandi possono esistere fra capolavori artistici appartenenti a epoche e geografie diverse? Prova a rispondere a questa domanda la mostra allestita alle marsilioarte.it/magazine/gallerie-accademia-venezia-intervista-giulio-manieri-elia/" target="_blank" rel="noopener">Gallerie dell’Accademia di Venezia e alla Casa dei Tre Oci, la nuova sede lagunare del Berggruen Institute Europe, riaperta al pubblico dopo il restauro. A entrare in dialogo sono quaranta opere di Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne provenienti dal Museum Berggruen di Berlino, chiuso per lavori di ristrutturazione, e gli interventi di Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Giambattista Tiepolo e Canova custoditi dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Il direttore Giulio Manieri Elia, curatore della mostra insieme a Michele Tavola, Gabriel Montua e Veronika Rudorfer, svela i dettagli delle “affinità elettive” che danno il titolo alla esposizione.

La mostra Affinità elettive è fondata sul dialogo tra le opere della collezione del Museo Berggruen e quelle delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Quali sono i capolavori protagonisti di questa conversazione?
Con il Musem Berggruen chiuso per ristrutturazioni abbiamo avuto la possibilità di operare una selezione di altissimo livello che contempla principalmente capolavori di Picasso, ma anche di Giacometti, Klee, Matisse e Cézanne. Di Picasso non si possono non citare Yellow Sweater del 1939, che accoglie i visitatori in sala I, uno straordinario studio per le Demoiselles d’Avignon nel più fulgido stile cubista, il giovanile Arlecchino seduto, risalente al periodo rosa, e lo strepitoso ritratto di Dora Maar. Ma vorrei ricordare anche la Donna di Venezia di Giacometti e il Blue nude skipping di Matisse, realizzato con la tecnica del gouache decoupée, che si annovera tra le opere più importanti della maturità dell’artista.

La mostra è allestita negli spazi delle Gallerie dell’Accademia e negli ambienti della Casa dei Tre Oci. Come avete ideato e realizzato il percorso espositivo?
Le due sedi consentono di privilegiare la presenza della pittura alle Gallerie, con la deroga di qualche opera su carta dal forte sapore pittorico, e di concentrare i disegni a Casa Tre Oci, dando più forza e omogeneità a entrambi gli allestimenti. Alle Gallerie potremmo dire che sono state le opere a scegliere per noi, imponendoci confronti che funzionano benissimo e che portano un valore aggiunto alla collezione permanente. Ci interessa soprattutto creare dialoghi che stimolino riflessioni nuove nello spettatore e che suggeriscano spunti critici inediti.

Il titolo, Affinità elettive, è ispirato all’omonimo romanzo di Goethe. Quali affinità avete riscontrato e messo in luce fra le opere delle due collezioni?
Abbiamo lavorato principalmente sui generi pittorici, partendo da un dato storico oggettivo: in ogni epoca gli artisti hanno lavorato sul tema del nudo e più in generale del corpo umano, hanno dipinto ritratti e nature morte, hanno creato bozzetti funzionali alla composizione dell’opera finita. In questo modo possiamo vedere come alcune tipologie e alcuni stilemi sono stati rinnovati, reinventati e trasformati nel corso dei secoli. Quelli che abbiamo proposto sono confronti che spesso giocano sul contrasto, evidenziando come lo stesso soggetto può essere trattato con premesse identiche ed esiti antitetici, ma talvolta si scopre anche come artisti di secoli lontani, pur con esiti stilistici ovviamente differenti, hanno seguito percorsi affini.

Intervista a cura di Arianna Testino

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